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25 Maggio 2020

SOS: Dio salvi la filiera

Sostegno della filiera dell’automotive in Italia

Il quadro della situazione

Le manovre di supporto alle imprese decise dal governo in aprile e maggio vengono trasmesse dal sistema banche con grande lentezza ed esitazioni, in parte giustificate. Le grandi imprese si stanno accaparrando liquidità dal sistema bancario con o senza garanzie, mentre le piccole e medie sono in coda a farsi esaminare dai tribunali del credito e dai sistemi di rating geneticamente modificati per il COVID, che potrebbero non essere tarati perfettamente per riconoscere buoni debitori.

In questa disparità di trattamento, molte PMI e molti operatori hanno chiamato in causa le grandi aziende e il sistema delle filiere, eppure la richiesta di garanzie da parte di FCA Group su un maxi-prestito da 6,3 miliardi divide l’opinione pubblica in Italia. 

In salute e liquidità: vi dichiaro una filiera unita

L’operazione FCA-INTESA-SACE viene presentata nel comunicato stampa emesso dalla società come un’operazione di “sostegno della filiera dell’automotive in Italia, composta da circa 10.000 piccole e medie imprese, a seguito alla riapertura degli stabilimenti italiani, avviata a fine aprile.” E diciamolo forte, finalmente uno dei più grandi produttori italiani, capo di una complessa filiera come quella dell’automobile, ha spiegato con i fatti l’importanza di avere fornitori in buona salute, e per averli in buona salute l’importanza di pagare le fatture regolarmente alla scadenza e di programmare insieme investimenti sui nuovi modelli in una logica di collaborazione, co-design, gestione degli stock e chi più ne ha più ne metta.

Va molto bene che sia proprio FCA, perché i fornitori e subfornitori (sarebbe “l’indotto”) non sono sempre stati trattati con i guanti, soprattutto quando si discuteva di prezzi e tempi di pagamento. Ma si è già detto più volte di come il virus abbia determinato cambiamenti epocali, e quindi oggi si celebra la giornata del santo fornitore.

Era necessario chiedere il finanziamento?

Non è la domanda giusta. La risposta giusta però è che era conveniente e certamente utile. Se infatti leggiamo le informazioni rilasciate nei prospetti finanziari (a questo link una nostra analisi più approfondita) scopriamo che FCA non aveva alcun problema di liquidità attuale. Tuttavia, possiamo avanzare un’ipotesi: il fatto che FCA abbia colto al volo l’opportunità di mettere in sicurezza le casse, raccogliere fondi in Italia, a tassi più bassi di quanto oggi disponibili sul mercato anche grazie alla garanzia SACE del 70% o 80%, potrebbe permettere anche di tenere in piedi non solo i fornitori ma anche i dealers/concessionari, che sono finanziati 7 miliardi di euro da FCA Bank.     

Vince chi sa curare fornitori e rivenditori

La grande impresa è forte se ed in quanto ha un parco fornitori di qualità, affidabili e solidi finanziariamente. Questo lo sapevamo anche prima della pandemia e lo spiegavamo a molti imprenditori, offrendo ai meno scettici valide soluzioni fintech. Adesso vediamo quanto sia importante per tutti. Ora succede anche che la grande impresa senza una rete di vendita diretta deve preoccuparsi di mantenere in vita e in efficienza quella indiretta, mentre cerca di spostarsi sui canali digitali dell’e-commerce.

A monte e a valle si vince con pratiche commerciali corrette (#iopagoifornitori) o si perde facile torturando i fornitori e ignorando i distributori. L’operazione FCA-INTESA-SACE ha un suo perché finanziario (prima ancora che politico o sindacale) e ha il grande pregio di richiamare l’attenzione di tutti gli imprenditori a capo delle filiere, soprattutto quelli di dimensione media, verso il valore strategico dei rapporti con fornitori e clienti. Anche la finanza, soprattutto quella alternativa, deve piegarsi a questo comandamento.

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