Crediti deteriorati al 3,3%, le sofferenza non superano l’1,6. I dati di Assifact, che nomina Belingheri, ceo di BFF, nuovo presidente
Accelera la crescita del factoring in Italia. Nel 2022 il turnover delle 45 società associate ad Assifact ha toccato i 287 miliardi di euro mettendo a segno un progresso del 14,6% rispetto all’anno prcedente, in cui la crescita era stata del 10% E rispetto al 2020, l’anno del lockdown, la crescita è stata di quasi il 26%.
E’ quanto emerge dalla Relazione annuale dell’Associazione del factoring presentata ieri a Milano.
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Come emerge dalla Relazione, illustrata dallo stesso Galmarini, il factoring rappresenta, a fine marzo 2023, il 39% dei finanziamenti a breve alle imprese italiane. Nel 2013 il peso era del 14%. Inoltre, il turnover del factoring oggi equivale al 15,5% del pil. Numeri che sottolineano quanto sia diventato importante per le imprese questo canale di finanziamento che 35 anni fa era considerato un mero accessorio dell’attività bancaria. “Il factoring – ha affermato Galmarini – è in grado di assicurare una fonte di liquidità versatile e allineata allo sviluppo del fatturato, risultando uno strumento particolarmente adatto ad affrontare le sfide poste dall’inflazione”.
Versatilità dimostrata anche dalla crescita del 16% della Supply Chain Finance (SCF), o finanza di filiera, intesa cone aggregato di reverse factoring e confirming (sviluppo del Factoring Indiretto che rende più facilmente cedibili le fatture da parte dei fornitori) in cui è in sostanza l’azienda capofiliera a gestire la liquidità dei subfornitori. A fine 2022 i volumi della SCF hanno raggiunto quota 28 miliardi di euro, il 10% del turnover totale.
Parte di articolo tratto da BeBeez, per leggere tutto l’articolo online cliccare sul seguente link.