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12 Ottobre 2020

#iopagoifornitori: l’impegno concreto delle capofiliera inizia da qui

Un’iniziativa di un consulente bresciano, sposata dalla Confindustria locale, sta facendo il giro d’Italia, raccogliendo migliaia di adesioni e mettendo in luce un tessuto di molti imprenditori virtuosi che vogliono sostenere il sistema, a fronte dei pochi che hanno approfittato della situazione per farsi finanziare dai fornitori.

L’iniziativa #iopagoifornitori

In un panorama economico reso ancora più complesso dalle recenti crisi globali, la stabilità e il ruolo della filiera produttiva sono diventati un pilastro non solo di competitività, ma di sopravvivenza per l’intero sistema Paese. In un contesto del genere, l’iniziativa #iopagoifornitori, nata quasi spontaneamente dall’idea di un consulente bresciano e subito accolta con favore da Confindustria, si è trasformata in un vero e proprio movimento nazionale. Ha acceso i riflettori su un tessuto imprenditoriale virtuoso, una maggioranza silenziosa che, anche nei momenti di massima stretta del credito, ha scelto di onorare i propri impegni per sostenere l’ecosistema economico, prendendo le distanze da quelle pratiche opportunistiche che vedono i fornitori come una leva finanziaria a costo zero.

L’eco di tale iniziativa ha evidenziato una verità fondamentale: la salute di un’azienda leader si misura anche dalla salute dei suoi partner. Abbiamo approfondito il tema con Fabio Bolognini, Co-founder di Workinvoice, e Alfredo Rabaiotti, l’ideatore del manifesto, per esplorare le radici e le prospettive di questo impegno etico.

Bolognini: Alfredo, raccontaci le origini di #iopagoifornitori. Qual è stata la scintilla che ha dato vita al progetto?

Rabaiotti: L’iniziativa è nata da un confronto diretto con il tessuto imprenditoriale durante le prime, drammatiche fasi del lockdown. Ho dialogato con un centinaio di imprenditori e ciò che mi ha colpito è stata la loro ansia, più orientata verso le potenziali scuse dei clienti per posticipare i pagamenti che verso la crisi sanitaria in sé. La dicitura “causa Covid” stava diventando un pretesto diffuso, una formula asettica utilizzata in email per giustificare i primi ritardi. Un atteggiamento che, sebbene messo in atto da una minoranza, rischiava di danneggiare l’intero sistema basato sulla fiducia e aggravare i ritardi nei pagamenti. Gli imprenditori italiani sono celebrati ovunque per la loro creatività e resilienza, ma questa tendenza “furbetta” getta un’ombra su tutti. Il mio obiettivo era denunciare questa stortura e dare voce a chi, invece, crede nella correttezza come valore fondante.

Bolognini: L’iniziativa ha avuto un’eco notevole, arrivando fino a Confindustria. Non è la prima volta che si tenta di promuovere una cultura dei pagamenti puntuali; pensiamo al Codice etico lanciato da Assolombarda nel 2014. Cosa rende #iopagoifornitori diverso e, potenzialmente, più incisivo?

Rabaiotti: La vera differenza risiede nello spirito di cooperazione e nel voler migliorare il rapporto fornitore-cliente. Quando Confindustria Brescia ha mostrato interesse per il progetto, la mia unica richiesta è stata la creazione di un tavolo di lavoro inclusivo, aperto a tutti gli stakeholder, senza divisioni. L’adesione è stata trasversale: dalle associazioni locali come Apindustria Brescia, Confartigianato e la Camera di Commercio, fino a realtà nazionali di primo piano. Un segnale forte, unito al coraggio del presidente Giuseppe Pasini e al supporto concreto di Confindustria Brescia, che ha gettato le basi per un cambiamento culturale. Ora, l’obiettivo è allargare ulteriormente il tavolo a tutte le associazioni d’Italia.

Bolognini: Il tempismo è cruciale. Oggi, la centralità strategica della filiera è universalmente riconosciuta come l’ossatura della nostra economia. Assistiamo a esempi virtuosi, ma persistono casi di grandi gruppi che hanno annunciato ritardi, talvolta chiedendo simultaneamente prestiti garantiti dallo Stato. Il debito bancario non è sempre la soluzione, soprattutto se il problema risiede in una cattiva gestione dei flussi di cassa interni alla filiera.

Rabaiotti: Le grandi imprese, purtroppo, a volte sfruttano la propria posizione dominante per trasformare la filiera in uno strumento di business. Il problema non sono i singoli episodi, che pure vanno sanzionati, ma il sistema Italia che permette queste distorsioni. Perché non si impongono obblighi di rendicontazione precisi? Una sana gestione del capitale circolante non dovrebbe mai avvenire a discapito dell’anello più debole della catena. Altrimenti, si rischia di innescare crisi che poi richiedono interventi drastici, come previsto dal nuovo Codice della Crisi d’Impresa.

Bolognini: È innegabile, però, che il lockdown abbia causato un forte impatto sulla liquidità delle PMI. Al di là dei comportamenti scorretti, esistono situazioni di reale difficoltà finanziaria. Cosa succede se un’impresa che aderisce al Manifesto si trova poi impossibilitata a onorare un pagamento?

Rabaiotti: Il Manifesto non è un dogma, ma un’assunzione di responsabilità. Aderire significa impegnarsi a considerare il fornitore un partner strategico. In caso di difficoltà, l’imprenditore che sposa i nostri valori non scompare, ma contatta proattivamente il suo creditore, spiega la situazione con trasparenza e illustra una strategia per rientrare. È un cambio di paradigma: non un semplice obbligo, ma una presa di posizione valoriale per custodire la fiducia.

Bolognini: Soluzioni come l’invoice trading si rivelano fondamentali. Strumenti di anticipo fatture permettono di trasformare i crediti commerciali in liquidità immediata, innescando un circolo virtuoso. La finanza alternativa e la Supply Chain Finance offrono un supporto vitale, quel cuscinetto di liquidità indispensabile per resistere alle condizioni talvolta sfavorevoli imposte dai grandi committenti.

Rabaiotti: Le prime vittime di un sistema  del genere sono state le partite IVA e i liberi professionisti. Tuttavia, è importante sottolineare che la responsabilità è spesso condivisa. Molte piccole imprese non investono abbastanza per valorizzare e differenziare i propri servizi. Oggi, per esempio, i terzisti stanno colmando il vuoto lasciato dagli uffici tecnici delle grandi aziende, un’occasione unica per crescere. Ma per farlo, bisogna evolvere e investire in innovazione e tecnologia. Altrimenti, la grande impresa troverà sempre il modo di contestare la fornitura e non pagare.

Bolognini: Si perpetua, di fatto, l’abitudine di usare i fornitori come una banca a costo zero. La pandemia, però, ha agito da spartiacque, e oggi le imprese hanno a disposizione più strumenti e consigli per resistere a queste pressioni, distinguendosi da chi attinge al credito di fornitura senza scrupoli.

Rabaiotti: Noi italiani abbiamo una forma di individualismo che, se mal interpretato, porta a una logica dove pochi prosperano a spese di molti. Non ci si rende conto di essere parte di un ecosistema interconnesso. L’impoverimento della filiera si ritorce inevitabilmente contro chi lo ha causato. Lo stiamo già vedendo: le aziende che oggi ricevono nuovi ordini e si rivolgono ai fornitori che hanno messo in difficoltà, semplicemente non li trovano più.

Bolognini: Eppure, il successo di #iopagoifornitori dimostra l’esistenza di un’Italia diversa.

Rabaiotti: Assolutamente. Il manifesto non ha fatto altro che dare voce a una maggioranza di imprenditori che, lontano dai riflettori, esprime ogni giorno un valore umano e professionale immenso. In #iopagoifornitori hanno semplicemente ritrovato, nero su bianco, i principi che guidano la loro attività da generazioni. Ho solo dato voce alla foresta che cresce, che fa molto meno rumore del singolo albero che cade.

Bolognini: A tale maggioranza silenziosa, ora, bisogna fornire gli strumenti giusti. La vendita dei crediti commerciali è essenziale non solo per la finanza aziendale, ma anche per migliorare il bilancio e il rating creditizio. Comprendere la differenza tra invoice trading e factoring tradizionale è il primo passo. Il Fintech, grazie a una sempre maggiore collaborazione anche con le banche, può offrire quella spinta morale e operativa per rendere l’impegno di #iopagoifornitori la nuova normalità.

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