La stagione dei sostegni pubblici è al tramonto. Per il sistema imprenditoriale italiano, che ha attraversato la crisi pandemica puntellato da moratorie, garanzie statali e ammortizzatori sociali, si chiude un’era. Ora è il momento di affrontare la realtà di un mercato che non fa sconti, un “new normal” in cui la resilienza non è un’opzione, ma il principale fattore di competitività. Le imprese sono chiamate a dimostrare di poter prosperare senza il salvagente dello Stato.
I segnali di questa transizione sono inequivocabili. Le istituzioni europee adottano un approccio più rigoroso sulla proroga delle misure di sostegno, mentre le voci più autorevoli del panorama economico nazionale invitano a un cambio di paradigma. È l’inizio di una necessaria “disintossicazione” dai sussidi. Per citare il Governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, attraverso le parole di Manzoni:
“Spegnere il lume è un mezzo opportunissimo per non veder la cosa che non piace, ma non per veder quella che si desidera”.
In altre parole, è tempo di affrontare i cambiamenti con lucidità e agire con strategia.
Perché l’era dei sussidi è al capolinea
La visione è stata tracciata con chiarezza da Ignazio Visco nelle sue ‘Considerazioni Finali’. Un futuro sostenibile, ha affermato, non può fondarsi su un’architettura di incentivi pubblici. Il PNRR stesso non è un sussidio, ma un potente catalizzatore di riforme, il cui successo dipende dalla capacità delle imprese di essere autonome e competitive.
“[Il PNRR] deve essere parte di uno sforzo collettivo, volto a superare le nostre debolezze strutturali, la specificità di una anemia della crescita economica che dura da oltre due decenni… non è pensabile un futuro costruito sulla base di sussidi e incentivi pubblici”.
Questo implica un ritorno alle regole fondamentali del mercato: il credito andrà conquistato dimostrando solidità, la gestione dei flussi di cassa dovrà tenere conto del servizio del debito e le ristrutturazioni aziendali torneranno a essere uno strumento fisiologico di gestione.
Il mercato del credito: analisi di un sistema in trasformazione
Le imprese devono guardare oltre il tradizionale canale bancario, esplorando con decisione i finanziamenti alternativi. L’era dei prestiti garantiti è stata una parentesi che ha temporaneamente invertito un lungo credit crunch, ma ha anche generato una distorsione: l’uso massiccio di debito a medio-lungo termine per finanziare il capitale circolante. Questa pratica, insostenibile nel lungo periodo, ha irrigidito la struttura finanziaria di molte aziende. È imperativo ripristinare un corretto equilibrio, utilizzando strumenti flessibili per le esigenze a breve termine e riservando l’indebitamento a lungo raggio per gli investimenti strategici.
La sfida delle banche: verso una nuova selettività
Con il tramonto delle garanzie statali, le banche torneranno a una maggiore e doverosa selettività. La sfida più grande sarà l’interpretazione dei bilanci degli anni passati, i cui dati sono stati influenzati da fattori esogeni e non ricorrenti. I modelli di rating tradizionali si dimostreranno spesso inadeguati. In questo contesto, l’intelligenza artificiale e il data-driven banking diventeranno cruciali per una valutazione del rischio più accurata.
Per le imprese, questo significa che la trasparenza e la capacità di fornire dati prospettici e di qualità diventeranno un vantaggio competitivo decisivo. L’identità digitale e finanziaria di un’azienda, costruita su dati chiari e attendibili, sarà la chiave per accedere al credito ed evitare di finire nella categoria delle imprese fuori dai radar del sistema.
Costruire la resilienza: dalle azioni operative alla visione strategica
Diventare “resilienti” richiede un approccio integrato. Sul piano operativo, è fondamentale ottimizzare la gestione dei flussi di cassa. Strumenti come la cessione dei crediti pro soluto, accessibili tramite piattaforme fintech come Workinvoice, permettono di trasformare immediatamente le fatture in liquidità, migliorando il cash conversion cycle e rafforzando la posizione finanziaria.
Sul piano strategico, le sfide sono ancora più profonde e riguardano la struttura stessa del nostro sistema produttivo:
- Superamento del nanismo industriale: Promuovere aggregazioni e filiere integrate per competere su scala globale.
- Cultura finanziaria e prevenzione: Adottare una gestione proattiva, in linea con lo spirito del nuovo Codice della Crisi d’Impresa, che incentiva la diagnosi precoce per garantire la continuità aziendale. Un bilancio sano e ben gestito è la prima forma di difesa.
Per le PMI, in particolare, l’invoice trading si rivela una leva strategica eccezionale: non solo un modo per finanziarsi, ma uno strumento per migliorare attivamente il proprio bilancio e il proprio rating, costruendo le fondamenta per una crescita solida e duratura nell’era della resilienza.