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13 Giugno 2019

Riforma della Legge Fallimentare: Guida Definitiva per le PMI

L’entrata in vigore del Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (CCII) ha segnato uno spartiacque nella gestione aziendale italiana. Non si tratta più di una previsione futura, bensì di una realtà normativa consolidata che impone un cambio di paradigma radicale: dal concetto punitivo del “fallimento” alla cultura della prevenzione e della continuità aziendale. Per le Piccole e Medie Imprese, spesso focalizzate sull’operatività quotidiana, comprendere i nuovi obblighi e dotarsi degli strumenti adeguati non è un’opzione, ma una necessità vitale.

Le nuove regole, pensate per intercettare precocemente i segnali di difficoltà, richiedono un assetto organizzativo capace di monitorare costantemente i flussi di cassa e la sostenibilità del debito. In questo scenario, la gestione finanziaria diventa la chiave per prevenire l’insolvenza.

Riforma della legge fallimentare

Dalla liquidazione alla continuità: la filosofia della riforma

La finalità del legislatore, in linea con le direttive europee, mira a salvaguardare il valore dell’azienda. L’obiettivo primario risiede nella emersione anticipata della crisi. In passato, l’intervento avveniva quando il dissesto era ormai irreversibile, così da causare danni enormi a creditori, fornitori e forza lavoro. Oggi, il Codice impone di agire ai primi segnali di squilibrio.

L’idea fondante è semplice: se l’impresa si dota di adeguati assetti organizzativi, amministrativi e contabili (come previsto dall’art. 2086 del Codice Civile), può rilevare tempestivamente l’inadeguatezza dei flussi di cassa e intervenire con misure correttive. La legge sposta il focus dalla tutela degli attivi in una procedura liquidatoria alla preservazione della business continuity.

I nuovi obblighi e il perimetro di applicazione

Per le PMI, l’impatto operativo è rilevante. La normativa coinvolge una vasta platea di società (S.p.A., S.r.l. e società di persone) che superano determinate soglie dimensionali. Tali realtà devono obbligatoriamente nominare un organo di controllo o un revisore legale se, per due esercizi consecutivi, superano almeno uno dei seguenti limiti:

  • Totale dell’attivo dello stato patrimoniale: 4 milioni di euro.
  • Ricavi delle vendite e delle prestazioni: 4 milioni di euro.
  • Dipendenti occupati in media durante l’esercizio: 20 unità.

Ma l’obbligo di monitoraggio riguarda tutti, a prescindere dalle dimensioni. Ogni imprenditore ha il dovere di istituire un assetto in grado di rilevare squilibri patrimoniali o economico-finanziari. Gli “allarmi” possono scattare anche dall’esterno: creditori pubblici qualificati (Agenzia delle Entrate, INPS, Agenzia della Riscossione) hanno l’obbligo di segnalare il superamento di specifiche soglie di esposizione debitoria.

Il mancato adeguamento comporta precise responsabilità per gli amministratori. Una corretta gestione del cash flow aziendale e il monitoraggio degli indicatori diventano quindi lo scudo principale contro la responsabilità personale in caso di dissesto.

4 Consigli pratici per l’imprenditore

Dinanzi a uno scenario simile, l’inerzia è il nemico numero uno. Ecco una roadmap operativa per affrontare il cambiamento:

1. Cultura del dato e monitoraggio

L’errore più grave è ignorare i segnali. Installare un “sistema antincendio” finanziario significa dotarsi di strumenti di controllo di gestione. Non basta più il bilancio annuale: serve un cruscotto di indicatori (KPI) aggiornato mensilmente o trimestralmente. Tenere sotto controllo il credit score aziendale e gli indici di liquidità (DSCR) fa sì che si possa intervenire prima che la situazione degeneri.

2. Pianificazione della liquidità

Il cuore della riforma è la cassa. L’impresa deve dimostrare di poter far fronte ai debiti nei successivi 12 mesi. Costruire un budget di tesoreria affidabile è imperativo. Se si prevedono tensioni finanziarie, è necessario attivare subito leve alternative, come l’Anticipo Fatture Online, per immettere liquidità fresca senza appesantire la Centrale Rischi.

3. Diversificazione delle fonti finanziarie

Il sistema bancario, vincolato dalle regole su NPL e calendar provisioning, sarà sempre meno tollerante verso chi si avvicina alla zona di rischio. Affidarsi a un unico canale di finanziamento è pericoloso. Integrare il credito bancario con strumenti di tecnofinanza e Fintech (come il factoring digitale o il lending) garantisce quella flessibilità necessaria per superare momenti di stress.

4. Gestione proattiva del circolante

Per evitare di finire nelle maglie delle segnalazioni di allerta, bisogna prevenire l’accumulo di debiti commerciali e tributari. Ottimizzare il capitale circolante attraverso soluzioni di cessione del credito pro-soluto aiuta a mantenere i conti in ordine e a migliorare il rating bancario.

La “Composizione Negoziata” come opportunità

Una delle novità più interessanti introdotte dal Codice è la Composizione Negoziata della Crisi. Si tratta di un percorso stragiudiziale, volontario e riservato, che l’imprenditore può attivare quando si trova in condizioni di squilibrio patrimoniale o economico-finanziario. Con il supporto di un esperto indipendente, l’azienda può negoziare con i creditori per risanare l’impresa.

Per accedere a strumenti del genere e dimostrare la continuità, presentarsi con una situazione finanziaria monitorata e trasparente è fondamentale. La Centrale Rischi pulita e un basso livello di insoluti sono il biglietto da visita migliore al tavolo delle negoziazioni.

Mentre alcune associazioni di categoria cercano ancora di ottenere rinvii o alleggerimenti normativi, il consiglio per l’imprenditore lungimirante è opposto: anticipare i tempi. Adattarsi oggi al nuovo Codice della Crisi e al risanamento aziendale significa costruire un’azienda più solida, capace di dialogare alla pari con banche e investitori.

Non subire il cambiamento, ma governarlo. Per supportare la tua strategia finanziaria, scopri come le Soluzioni di Reverse Factoring possono stabilizzare la tua filiera e consulta i nostri approfondimenti su come evitare la crisi di liquidità da ipercrescita.

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