Nel post Covid, per le imprese sarà sempre più importante tenere sotto controllo la propria situazione debitoria. Questo varrà in particolare dal prossimo anno, con la fine delle moratorie sui rimborsi dei prestiti garantiti e il ritorno alle regole – finora sospese – di Basilea IV. In una situazione in cui peraltro molte imprese, soprattutto le pmi più colpite dai lockdown, difficilmente avranno un bilancio in miglioramento rispetto al 2019, che sarebbe l’unico modo per avere più credito e non meno (come probabilmente avverrà almeno nel breve termine).
Cos’è e come funziona la Centrale Rischi
Cos’è? Per rispondere a questa domanda dobbiamo prima inquadrare la questione, partendo da una definizione di “Centrale Rischi”. Si tratta sostanzialmente di un database che contiene la posizione debitoria di ogni azienda e cittadino italiani – fotografata all’ultimo giorno di ciascun mese solare – nei confronti del sistema bancario e che nella sua funzione originale era a esclusiva disposizione delle banche affinché potessero valutare la solvibilità del soggetto a cui prestare denaro.
Da alcuni anni questo database è stato aperto anche alle stesse aziende, che possono richiedere il documento analitico che mostra la consistenza dei propri debiti e il dettaglio delle linee aperte presso ogni banca italiana o altro soggetto finanziatore che abbia sede nel nostro Paese. Ed è sempre più facile: oggi la richiesta si può fare con un banale click.
A cosa serve conoscere la Posizione Debitoria di un’azienda
A cosa serve? Alle banche per avere sotto controllo l’andamento delle linee di credito concesse alle società dal sistema bancario ed il loro livello di utilizzo, per monitorare eventuali variazioni negli affidamenti e per avere una tempestiva segnalazione degli sconfini; é uno strumento di assoluta rilevanza, perché più immediato della lettura di un bilancio per avere il polso della situazione finanziaria di ogni impresa verso il sistema bancario. Alle imprese serve per avere un riscontro costante del proprio posizionamento all’interno del sistema bancario, inclusivo delle operazioni nelle quali l’impresa è soggetto ceduto a sua insaputa.
L’attenzione verso questo documento è sempre stata elevata da parte delle banche soprattutto da quando si sono ristrette le maglie del credito e si sono inaspriti i requisiti di patrimonializzazione: il che significa che le banche devono tenere a riserva un capitale prudenziale crescente al crescere del rischio connesso con il prestito erogato. Nel contempo anche le aziende si sono avvicinate a questo strumento perché è aumentata la consapevolezza che le banche le finanziano sulla base di quanto c’è scritto nella loro Centrale Rischi.
Cosa si capisce guardando la Centrale Rischi
Le banche, attraverso la costante osservazione dell’andamento degli affidamenti e dei loro utilizzi, hanno la possibilità di monitorare la capacità delle imprese di fare fronte ai propri impegni finanziari, in particolare di breve termine, e dell’attitudine del sistema bancario domestico a sostenerne lo sviluppo.
Le imprese devono, per quanto possibile, far proprie le metriche di valutazione del mondo bancario per “comunicare” efficacemente alle scadenze periodiche la loro salute finanziaria, in particolare evitando segnali negativi quali gli sconfinamenti delle linee concesse. Reiterati superamenti dei limiti concessi o riduzioni generalizzate degli affidamenti possono rappresentare segnali d’allarme che possono indurre le banche ad incrementare i costi delle linee di credito per le aziende o addirittura a ridurne l’entità, con il concreto rischio di “effetto domino” sul sistema. Un’attenta gestione della posizione debitoria nei confronti del sistema bancaria può quindi rappresentare, per le imprese, uno strumento virtuoso di comunicazione finanziaria e favorire un dialogo trasparente con i partner bancari.
Il boom dei Prestiti Garantiti, le Moratorie e i Rischi ancora sottovalutati
Un aspetto che ha inciso sulla lettura della Centrale Rischi nell’ultimo anno e mezzo è quello dei finanziamenti garantiti da SACE o Mediocredito Centrale; si tratta, come noto, di finanziamenti di medio termine; in taluni casi le banche hanno emesso nuovo credito, in altri casi hanno rinegoziato i vecchi crediti di breve trasformandoli in crediti a medio termine garantiti dallo Stato.
Il vantaggio per le aziende è rappresentato dalla più elevata disponibilità di denaro o dalla sostituzione di linee a breve a revoca – che devono essere confermate ogni anno – con una linea a medio termine che consente di avere maggiore visibilità sui progetti di sviluppo.
Come tutti i debiti finanziari, chiaramente si tratta in ogni caso di denaro che le aziende devono restituire (la garanzia è offerta alle banche in caso di insolvenza, ma il rischio resta in capo all’imprenditore). Inoltre, si sono innestate su questi prestiti le moratorie. Dunque ci troviamo di fronte a debiti elargiti in media oltre 18 mesi fa e che non sono ancora entrati nel piano di rimborso. Le aziende li hanno incamerati e spesso utilizzati per la gestione delle esigenze di breve periodo e non necessariamente hanno fatto cassa adeguata per far fronte alla restituzione. Inoltre le moratorie hanno generato una fase di rilassatezza finanziaria che terminerà quando scatteranno obblighi di rientro lasciando le aziende in una condizione di tensione. A fronte di uscite straordinarie, infatti, le aziende, per sostituire le linee garantite con nuove linee, dovranno erodere la propria capacità creditizia a meno che non portino alle banche bilanci in miglioramento rispetto al pre Covid. In questa fase ci attendiamo una restrizione del credito bancario, anche per il ritorno in vigore delle regole di Basilea IV – sospese nel periodo del Covid – che rendono più stringenti (fra le altre) le norme relative agli sconfinamenti.
Il Valore dei Prodotti di Finanza Alternativa
In questo scenario, gli strumenti alternativi di generazione di cassa possono rappresentare una soluzione al problema. Uno dei vantaggi principali che essi offrono alle imprese è proprio quello di non impattare sulla Centrale dei Rischi. I prodotti di invoice trading e di reverse factoring di piattaforme come Workinvoice vengono finanziati, fra gli altri, da fondi internazionali che non ricadono nell’obbligo di segnalazione alla Centrale Rischi. Si tratta di operazioni che, pertanto, sono neutre nei confronti del sistema bancario italiano. Il che porta come conseguenza due vantaggi principali: il primo è che facendone uso non ci sono incrementi o diminuzioni degli affidamenti; il secondo è che i bilanci traggono sollievo perché il circolante migliora per effetto dell’aumento della cassa senza impatto sull’indebitamento bancario. Ciò comporta un miglioramento della visibilità dell’azienda presso il sistema bancario con potenziali effetti positivi anche sul rating e sulla possibilità, di fatto, di avere nuovo credito bancario.
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