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7 Giugno 2022

Ottimizzare la Gestione del Capitale Circolante per la Salute Finanziaria Aziendale

Come gestire il Capitale Circolante

Se hai un’azienda ti sarai sicuramente imbattuto nella definizione di capitale circolante e avrai sentito parlare spesso dell’importanza di saperlo gestire al meglio. È, infatti, un indicatore chiave che ogni imprenditore dovrebbe tenere sotto controllo perché permette di dimostrare che la propria società si trova in una condizione di buona salute finanziaria, con ottimi margini, efficienza operativa e potenziale di crescita.  Uno stato che apre diverse opportunità per l’espansione del business e per investimenti futuri. Al contrario, la mancanza di capitale circolante rappresenta un segnale da non sottovalutare,. Inoltre, indica la necessità di cercare al più presto una nuova fonte di liquidità.

Cos’è il Capitale Circolante?

Ma prima partiamo dalla definizione. Il capitale circolante è la quantità di denaro che serve ogni giorno perché il business continui a funzionare senza problemi. In altre parole, è la liquidità di un’azienda necessaria per affrontare le spese giornaliere o per pianificare eventuali investimenti. O ancora, è il capitale su cui puoi fare affidamento per ripagare un debito a breve termine. Calcolarlo non è difficile. Si tratta infatti di una semplice sottrazione matematica tra le attività correnti dell’azienda (scorte di magazzino, fatture emesse in attesa di essere saldate, eventuale contante) e le passività correnti (ad esempio le fatture da pagare ai fornitori).

Come Gestire Efficacemente il Capitale Circolante

In generale, per capire se si ha la liquidità necessaria per la propria azienda è fondamentale tenere sotto controllo le uscite. Per farlo, sicuramente si devono considerare a quanto ammontano le spese da ricoprire come, ad esempio, il costo dei dipendenti, l’affitto degli spazi di lavoro, l’ammortamento del costo dei macchinari, etc.

Ovviamente la quantità di capitale circolante necessaria è molto diversa da azienda ad azienda. Dipende dal proprio settore di riferimento, dalla tipologia di business, dagli obiettivi di crescita che ci si è prefissati o dalla grandezza dell’azienda. Facciamo un esempio: per una multinazionale trovarsi con un capitale circolante negativo è molto meno rischioso e problematico che per una PMI. O ancora, una startup agli esordi avrà meno disponibilità di capitale circolante rispetto ad un’impresa avviata.

Misurare la Performance del Capitale Circolante

Nonostante influiscano diverse variabili e la situazione cambi da azienda ad azienda, c’è un modo per avere un’idea dello stato del proprio business. Si tratta di calcolare tre indici fondamentali:

  • il DSO (Days Sales Outstanding): si ottiene dividendo il valore dei crediti in un dato momento per il valore delle vendite degli ultimi 12 mesi e poi moltiplicando il risultato per 365. In questo modo è possibile calcolare il numero dei giorni medi di scadenza delle fatture emesse ai propri clienti. Ovviamente più è basso più indica una performance positiva.
  • l’Inventory Turn: è il rapporto tra il costo del materiale venduto nell’ultimo anno e il valore dell’inventario in un dato momento. Dividendo il primo per il secondo si ottiene il numero di volte in cui l’inventario viene venduto ai propri clienti in 12 mesi. In questo caso, al contrario del primo, è un risultato alto ad indicare una buona performance.
  • il DPO (Days Payable Outstanding): è calcolabile dividendo il valore dei debiti verso i fornitori per il costo del venduto nell’ultimo anno e poi moltiplicando il risultato per 365. Questo indice misura i giorni medi di scadenza delle fatture da pagare. Naturalmente, più è alto e più è rassicurante.

Strategie per Ottimizzare il Capitale Circolante

Come fare a tenere sotto controllo questi valori in modo che diano risultati positivi?

Esistono alcuni accorgimenti che possono aiutarci a prevenire un’eventuale situazione di rischio.

Eccone alcuni:

  • Fare un inventario accurato delle proprie materie prime o prodotti finiti. Così, si potranno individuare spese o acquisti in esubero. Da qui si riuscirà a ragionare su eventuali tagli.
  • Confrontare i prezzi dei propri fornitori con altri disponibili sul mercato. Una volta fatto, sarà possibile valutare i pro e contro di un cambiamento di fornitore in caso di offerte migliori.
  • Raggiungere accordi con i propri clienti che portino all’estinzione dei debiti in un minore lasso di tempo. Ovviamente, ciò porterà a più costanti disponibilità di capitale.
  • Essere puntuali con i propri pagamenti.
  • Tentare di aumentare le proprie entrate. Una strada potrebbe essere quella di inserire nella propria offerta nuovi servizi dedicati ai clienti.
  • Affidarsi all’invoice tarding: un sistema che permette alle aziende di incassare immediatamente le proprie fatture, senza appesantire ulteriormente la propria posizione debitoria. Ciò avviene grazie alla cessione di quest’ultime a un ente terzo specializzato, come Workinvoice ad esempio. L’invoice trading è un sistema che risulta spesso molto conveniente per le PMI, come abbiamo spiegato anche in questo nostro articolo.

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