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29 Gennaio 2019

Ritardi nei pagamenti e Direttiva UE: stop alle pratiche che soffocano le PMI

La lotta ai ritardi di pagamento costituisce una priorità nell’agenda economica dell’Unione Europea. Nonostante l’esistenza della Direttiva 2011/7/UE, l’applicazione delle norme ha mostrato evidenti lacune in diversi Stati membri, con l’Italia spesso fanalino di coda.

Oggi, il Parlamento Europeo alza il livello di guardia e invita i governi ad agire con incisività per tutelare il tessuto produttivo più vulnerabile: le piccole e medie imprese.

In un contesto in cui il canale bancario tradizionale mostra criteri di concessione sempre più rigidi (come confermato dalle indagini Bank Lending Survey della BCE), la liquidità aziendale dipende quasi interamente dalla puntualità del ciclo commerciale. Quando le banche riducono l’erogazione, il rispetto dei termini di pagamento diventa l’unico polmone finanziario capace di tutelare la sopravvivenza operativa.

Risoluzione sull’attuazione della direttiva 2011/7/UE

La risoluzione europea: un cambio di sistema

Il Parlamento Europeo ha approvato risoluzioni mirate a rafforzare l’attuazione delle norme vigenti. Il documento ufficiale evidenzia come i ritardi non siano semplici disguidi amministrativi, bensì una pratica dannosa sistemica che mina la competitività e la capacità di investimento delle imprese.

Le premesse della raccomandazione europea delineano uno scenario chiaro:

  • Liquidità come motore di crescita: I pagamenti puntuali sono linfa vitale per le aziende che hanno bisogno di rimborsare le passività, investire in innovazione e generare occupazione.
  • Vulnerabilità delle PMI: A differenza delle grandi corporate, le piccole imprese non dispongono di strumenti sofisticati di tesoreria o di facile accesso al mercato dei capitali per coprire gli ammanchi di cassa.
  • Squilibrio di potere: Spesso le grandi aziende impongono termini iniqui ai fornitori più piccoli e sfruttano la propria posizione dominante e il timore del fornitore di perdere contratti futuri.
  • Impatto economico: Si stima che la riduzione dei giorni di ritardo potrebbe far risparmiare milioni di euro in oneri finanziari.

Le misure correttive proposte: verso i 30 giorni

L’obiettivo dell’Europa è ambizioso ma necessario: spostare la cultura dei pagamenti verso termini standard di 30 giorni, così da eliminare le scappatoie che oggi facilitano le dilazioni eccessive (spesso oltre i 60 o 90 giorni). Tra le misure proposte spiccano:

  1. Legislazione più rigorosa: Introdurre norme che limitino la libertà contrattuale quando questa diventa strumento di abuso da parte del contraente forte.
  2. Trasparenza e Reputazione: Istituire sistemi obbligatori di pubblicazione dei dati sui pagamenti (“name and shame” per i cattivi pagatori e “name and fame” per i virtuosi).
  3. Controlli severi: istituire meccanismi di verifica e sanzione efficaci a livello nazionale, specialmente nei confronti della Pubblica Amministrazione e delle grandi imprese private.

L’Italia, già oggetto di procedure d’infrazione per la cattiva applicazione della direttiva, si trova ora chiamata a un cambio di passo deciso per allinearsi agli standard comunitari.

Il ruolo della finanza complementare

In attesa che le riforme legislative producano i loro effetti strutturali, le imprese devono dotarsi di strumenti autonomi per proteggere il proprio capitale circolante. Affidarsi passivamente ai tempi del cliente rischia di compromettere la stabilità finanziaria.

Anticipo Fatture Online: liquidità immediata

La soluzione più rapida per neutralizzare l’effetto dei pagamenti lunghi è l’Anticipo Fatture Online.

Attraverso piattaforme digitali come Workinvoice, le PMI possono cedere i propri crediti commerciali a investitori istituzionali e convertire fatture a 60, 90 o 120 giorni in liquidità disponibile entro 48 ore. Questo strumento svincola l’azienda dalle tempistiche del debitore e migliora la posizione finanziaria netta.

Reverse Factoring: etica e sostegno alla filiera

Dall’altro lato della barricata, le grandi aziende che vogliono adottare pratiche virtuose senza rinunciare alle proprie esigenze di cassa possono adottare programmi di Supply Chain Finance. Le soluzioni di Reverse Factoring consentono ai fornitori di incassare subito le fatture a condizioni agevolate (grazie al merito creditizio del capofiliera), mentre il Buyer mantiene i propri tempi di pagamento concordati. È un modello win-win che stabilizza la filiera produttiva.

Un imperativo economico ed etico

Ritornare a sane pratiche commerciali non è solo un obbligo normativo, ma una necessità economica. In un gioco a somma zero, la forza contrattuale eccessiva di una parte aggrava le condizioni di lavoro dell’altra, soffocando l’innovazione e la crescita del tessuto imprenditoriale diffuso. Introdurre termini di pagamento certi e rispettare le scadenze significa iniettare fiducia nel sistema.

Che si tratti di un periodo di espansione o di contrazione economica, il riequilibrio del circuito dei pagamenti rimane urgente. Per le PMI, integrare la gestione tradizionale con strumenti di finanza alternativa è la chiave per navigare in sicurezza, a prescindere dai tempi della politica.

Per ulteriori approfondimenti su come gestire i rischi legati ai ritardi di pagamento, visita le nostre risorse:

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