L’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea ha segnato uno spartiacque indelebile per l’economia continentale, con una profonda ridefinizione delle logiche degli scambi commerciali e della gestione della tesoreria. In tale scenario, il ricorso a strumenti di finanza alternativa come l’anticipo fatture digitale ha registrato un’accelerazione senza precedenti. Le imprese, di fronte a dazi, nuove barriere doganali e volatilità valutaria, hanno individuato nella tecnologia la risposta per preservare la liquidità.
Se durante le fasi più acute del distacco (la cosiddetta “Hard Brexit”) il timore principale riguardava il blocco dei mercati, oggi l’attenzione si sposta sulla resilienza. I dati confermano una tendenza strutturale: le piattaforme di Fintech non costituiscono più un rifugio d’emergenza, bensì un canale di approvvigionamento primario per il capitale circolante, in affiancamento e talvolta in sostituzione dei canali bancari tradizionali.
La liquidità come scudo contro l’incertezza
È lecito domandarsi se l’invoice trading possa considerarsi la salvaguardia definitiva per le imprese esposte ai mercati anglosassoni. La risposta risiede nei numeri: una porzione crescente di PMI britanniche ed europee si rivolge alla cessione del credito per reperire risorse fresche. L’obiettivo è duplice: la mitigazione dell’impatto dei ritardi nei pagamenti transfrontalieri e il finanziamento dell’aumento dei costi operativi.
Le associazioni di categoria, come la UK Finance, hanno evidenziato negli anni post-referendum una crescita a doppia cifra dei volumi erogati tramite Asset Based Finance. Tale dinamica risponde a tre criticità macroeconomiche scaturite dalla Brexit:
- Contrazione della crescita: le stime di enti quali l’OCSE e la Bank of England hanno trovato riscontro in un rallentamento degli investimenti, con la conseguenza di spingere le aziende verso l’ottimizzazione delle risorse interne.
- Volatilità della Sterlina: le fluttuazioni valutarie impongono alle aziende export-oriented una gestione oculata del rischio di cambio e dei flussi di cassa.
- Credit Crunch bancario: gli istituti di credito tradizionali, per la necessità di adeguare i propri parametri di rischio a uno scenario incerto, hanno stretto le maglie del credito, con una riduzione dell’accesso ai prestiti classici.
In assenza del “passaporto unico” finanziario e commerciale, le imprese operano ora secondo le regole del WTO o di specifici accordi bilaterali, subendo un inevitabile incremento dei costi amministrativi. Per sopravvivere e mantenere flussi di cassa sani, diviene imperativo individuare fonti di finanziamento agili, che non richiedano garanzie reali ipotecarie. Qui si inserisce l’efficacia della cessione del credito pro-soluto.
Lo scheletro dell’economia: le PMI e la gestione delle scorte
Nonostante la delocalizzazione di alcuni colossi industriali (si pensi al settore automotive), l’economia reale, sia nel Regno Unito che in Italia, poggia su un tessuto fitto di piccole e medie imprese. Le PMI rappresentano la spina dorsale del sistema produttivo e la loro strategia di adattamento determina la tenuta dell’intero sistema.
Per fronteggiare i rischi di “supply chain disruption” (interruzione della catena di fornitura), molte realtà manifatturiere hanno adottato strategie di stockpiling, ovvero l’accumulo preventivo di scorte in magazzino. Tale manovra serve a:
- Proteggersi da improvvisi blocchi doganali.
- Tutelarsi dalla volatilità dei prezzi delle materie prime.
- Garantire continuità nelle consegne ai clienti finali.
Tuttavia, il riempimento dei magazzini comporta un assorbimento massiccio di liquidità. L’aumento del capitale immobilizzato nelle scorte necessita di un finanziamento pronto. Qui l’anticipo fatture bancario mostra i suoi limiti in termini di rigidità e massimali, mentre le soluzioni Fintech riescono a sbloccare il valore dei crediti verso clienti in tempi rapidi, con la liberazione di risorse da reinvestire immediatamente nel magazzino.
L’alleanza strategica tra Banche e Fintech
Un segnale inequivocabile della maturazione del settore è l’evoluzione del rapporto tra istituti tradizionali e piattaforme tecnologiche. Non più antagonisti, ma alleati. Già durante le prime fasi della Brexit, colossi come Barclays hanno siglato accordi operativi con piattaforme di invoice trading (come MarketInvoice) per veicolare liquidità alle imprese minori.
Tale modello collaborativo si sta affermando anche in Italia. Workinvoice, ad esempio, opera come partner tecnologico capace di estendere le capacità di finanziamento del sistema, con il ruolo di finanza complementare. L’integrazione tra la solidità istituzionale e la velocità degli algoritmi di valutazione del merito creditizio crea un ecosistema virtuoso.
Perché l’Invoice Trading vince sulla burocrazia
In un contesto di incertezza doganale e normativa, la velocità di esecuzione diviene il fattore discriminante per il successo. Le piattaforme digitali abbattono i tempi di istruttoria grazie all’analisi dati in tempo reale. Per un’azienda italiana che esporta nel Regno Unito (o viceversa), l’attesa di 90 o 120 giorni per un incasso può compromettere la stabilità della posizione finanziaria netta.
Cedere la fattura su un marketplace digitale significa:
- Trasformare un credito futuro in cassa immediata (solitamente entro 48 ore).
- Eliminare il rischio di cambio, con incasso immediato in valuta locale.
- Migliorare il bilancio, tramite la riduzione dei crediti verso clienti e l’aumento della liquidità disponibile.
- Non saturare le linee di fido bancario, al fine di preservarle per investimenti di lungo periodo (Capex).
Secondo società di analisi finanziaria come Equiniti, esiste una correlazione diretta tra l’utilizzo intelligente del debito a breve termine e la crescita del PIL aziendale. Un maggiore utilizzo di strumenti flessibili per la gestione del circolante da parte delle imprese è sintomo di capacità di reazione e propensione all’investimento.
Conclusione: trasformare il rischio in opportunità
La lezione appresa dalla Brexit e dalle successive crisi globali è chiara: la staticità è nemica dell’impresa. L’affidamento esclusivo a un unico canale di finanziamento espone l’azienda a rischi eccessivi in caso di shock esterni. La diversificazione delle fonti di approvvigionamento finanziario, attraverso l’integrazione del canale bancario con strumenti evoluti come il factoring digitale, costituisce la strategia vincente.
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