Tradizionalmente il finanziamento alle imprese si fonda su due pilastri: i prestiti bancari e la quotazione in Borsa. Opzioni che, per diversi motivi, sono diventati ostacoli sempre più alti da superare.
Le crisi internazionali, l’inflazione, la stretta monetaria delle banche centrali hanno e stanno generando enormi difficoltà nel reperimento di liquidità e potrebbero – nel medio periodo – innescare una crisi economica. Il recente allarme di Elon Musk non è infondato. Secondo il proprietario di Tesla, gli alti tassi di interesse e la minor liquidità potrebbero causare una frenata sui consumi che evidentemente avrebbe pesanti ripercussioni sulla produzione industriale (Tesla frena la gigafactory in Messico, Musk preoccupato per l’economia globale, Sole 24 Ore).
L’Impatto delle Condizioni di Mercato sulle PMI
Le attuali condizioni sconsigliano il ricorso al mercato azionario. Un pilastro, questo, peraltro poco amato e frequentato dalle PMI made in Italy. Se Atene piange Sparta non ride: le banche, il canale per antonomasia di finanziamento, sono sempre meno disposte a concedere crediti.
Il settore bancario chiede maggiori garanzie di rischio sempre più elevate. Nella prima parte del 2023 il calo dei prestiti alle PMI è stato sensibile, preoccupante.
L’Acconto IRPEF
Stretta creditizia che presenta un conto, soprattutto in questo periodo, novembre. È il mese del versamento del secondo acconto IRPEF e numerose imprese sono costrette a chiedere prestiti bancari per pagare le imposte. Molte di queste aziende si trovano in difficoltà e hanno numerose fatture non incassate. Assurdo e per certi versi non accettabile.
Invoice Trading: Specializzazione e Focalizzazione sul Cliente
Il sistema bancario italiano soffre di inadeguatezza cronica. Le scelte su a chi concedere il credito sono fatte su logiche standard. È assente una cultura del cliente, si seguono i regolamenti tout court e non si vuole valutare, analizzare in profondità le richieste di credito.
Un limite che non hanno le piattaforme fintech, come quelle di invoice trading, che sono specializzate unicamente nell’erogazione del credito. Ciò significa capacità di comprensione, di analisi della peculiarità del tessuto produttivo italiano.
I canali fintech rappresentano sempre di più per il sistema un’opportunità. E rispondono alle esigenze di un mercato che generalmente è fuori dal campo di azione delle banche. La crescita dell’invoice trading è una dimostrazione indiscutibile.
Crescita e Potenziale dell’Invoice Trading in Italia
Nel 2023 il mercato della cessione delle fatture su piattaforme digitali vale oltre un miliardo di euro con una crescita, anno su anno, del 40 per cento (position paper “Invoice trading: analisi opportunità, proposte”, Italia Fintech).
Numeri che non stupiscono. Il vantaggio per le imprese è significativo perché il ricorso all’Invoice Trading è sicuro, non è soggetto all’alto costo del denaro, non peggiora le casse dell’azienda con altri debiti.
Proposte per Migliorare l’Invoice Trading
Nel position paper, precedentemente citato, “Invoice trading: analisi opportunità, proposte”, Italia Fintech avanza alcune proposte per dare maggiori possibilità al mercato della cessione del credito di crescere, contribuendo – in questo modo – alla stabilità finanziaria delle PMI.
Vediamo quali sono.
- Le aziende ricorrono alle banche per abitudine. Non sanno che esistono le fintech, piattaforme a cui è possibile cedere le fatture non riscosse. Per questo Italia Fintech suggerisce un miglioramento della comunicazione verso le PMI, attraverso compagne multimedia.
- Un intralcio all’invoice trading sono le clausole di divieto della cessione del credito, diffuse nel nostro Paese. Un intervento del legislatore che disponga l’inefficacia di queste clausole darebbe una grande spinta alla trasferibilità dei crediti.
- La creazione di un albo delle piattaforme certificate ad agire nel comparto dell’invoice trading avrebbe la capacità di accendere un circuito di fiducia e trasparenza. Indispensabile per l’affermazione come pratica di finanziamento sicura.
- Un ottimo aiuto arriverebbe dall’introduzione del cosiddetto obbligo di referral: una norma che imponga alle banche, nel momento in cui rifiutano – o accolgono parzialmente – una richiesta di cessione del credito, la segnalazione della decisione alle piattaforme fintech iscritte nell’albo, che potrebbero così intervenire nell’erogazione di liquidità. Una regola di buon senso, in grado di creare un sistema del credito virtuoso a favore dell’intero sistema produttivo.
- Infine, un grande aiuto sarebbero le agevolazioni a favore di Organismi di Investimento Collettivi del Risparmio (OICR) che investano in crediti vantati da microimprese e Pmi virtuose acquistati su piattaforme fintech. Una proposta che, se accolta, spingerebbe gli investimenti su quelle realtà con grandi potenzialità ma in crisi di liquidità.
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