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30 Giugno 2022

Prestiti garantiti: cosa cambia per le PMI dal primo luglio e perché l’invoice trading può essere la soluzione

Prestiti Garantiti per PMI

Grazie all’istituzione dei prestiti garantiti, le PMI, durante il biennio 2020-2021, hanno avuto più facilità nell’accesso al credito.

Prima dello scoppio della pandemia, infatti, le banche avevano drasticamente ridotto l’erogazione di finanziamenti alle imprese italiane, penalizzando specialmente le imprese più piccole. Un trend di contrazione costante – il cosiddetto “credit crunch” – iniziato con la crisi del 2008 e deciso dall’intero sistema bancario per una serie di motivi legati alle regole di vigilanza (ne abbiamo parlato qui).

Successivamente, con l’arrivo del Covid, si sono introdotte le misure di emergenza per aiutare le imprese colpite dal lockdown, in particolare con l’introduzione della garanzia statale (Fondo Garanzia PMI) al 100% sui prestiti fino a 25mila euro, ma anche quella del 90% su importi superiori, oltre ad altre garanzie SACE per imprese medio-grandi (decreto Liquidità) con operazioni a 6 anni di cui 2 di pre-ammortamento; e infine, l’estensione di garanzie SACE alle compagnie di assicurazione del credito per favorire il factoring (ma solo nella forma pro-solvendo).

Dal primo luglio termineranno quindi le proroghe, dopo un periodo di transizione iniziato ad aprile. Durante quest’ultimo le garanzie erano state abbattute all’80% con tempi di rimborso inizialmente fissati in sei 6 anni e la possibilità per le imprese di avvalersi di un preammortamento di durata fino ai 36 mesi.

Prestiti garantiti: cosa succederà dal luglio 2022?

Vediamo nello specifico che cosa accadrà a partire da luglio 2022:

  • l’importo massimo garantito per singola impresa sarà pari a 5 milioni di euro
  • terminerà la concessione della garanzia senza applicazione del modello di valutazione del Fondo. Da venerdì, infatti, si applicherà il modello di valutazione delle condizioni di ammissibilità stabilito dal MiSE;
  • scadranno le condizioni speciali sui piccoli prestiti fino a 30.000 euro, che, tra le varie misure, prevedevano la garanzia al 100% all’inizio della pandemia, poi ridotta all’80% con la proroga al 30 giugno 2022;
  • terminerà anche la gratuità per tutte le garanzie sui finanziamenti motivati dall’aumento dei prezzi dell’energia. Ora bisognerà invece pagare una commissione;
  • i prestiti garantiti richiesti per motivi diversi dalla necessità di effettuare nuovi investimenti avranno una garanzia al massimo del 60%. Inoltre, ciò avverrà solo nel caso di imprese appartenenti alle fasce 1 e 2 del modello di valutazione.

Torna il credit crunch

Con ogni probabilità si tornerà quindi a quello che fisiologicamente avveniva nel mercato prima che il biennio pandemico costringesse il regolatore ad allargare le maglie del credito. Ovvero si tornerà sul sentiero del credit crunch, che non si è mai veramente interrotto dalla grande crisi finanziaria del 2008. Dopo quella vicenda, infatti, le banche si sono viste costrette a sottostare a vincoli stringenti sugli accantonamenti, che dovevano essere in grado di coprire eventuali insolvenze. Pertanto, lo stock di crediti si è via via ridotto. Ciò ha penalizzato in particolare le imprese più piccole e meno strutturate.

Le regole di Basilea sono state sospese tra il 2020 e il 2021, ma anche queste stanno per tornare a pieno regime. Il che indica che per le banche aumentano il rischio e il costo connessi all’erogazione dei prestiti.

Questo crea indirettamente un vantaggio per le fintech, che hanno costi operativi più efficienti, per via del loro processo nativamente digitale. Proprio questa è la ragione che da sempre ha consentito alle fintech di entrare nel mercato andando a riempire il vuoto lasciato dalle banche. Per quest’ultime i finanziamenti troppo piccoli non generano margini già da prima del Covid e spesso sono un’attività in perdita.

Fondo Garanzia e prestiti garantiti: rischi e possibili conseguenze

Ma vediamo più nel dettaglio quali potrebbero essere le conseguenze di questa “pioggia di credito” di cui hanno beneficiato le imprese negli ultimi due anni.

Sicuramente, il supporto dato alle PMI in lockdown o che stavano vedendo diminuire anche drasticamente i loro incassi, è stato essenziale. Tuttavia, questo può aver portato ad alcune problematiche di cui si vedranno le conseguenze proprio nei prossimi mesi.  

L’introduzione di queste garanzie potenziate, infatti, se da un lato ha permesso alle banche di erogare prestiti con maggiore velocità, dall’altro potrebbero essere state fatte con delle valutazioni del rischio meno approfondite. Ovvero non si sono senza considerati realmente se l’azienda sia oggi in grado di restituire il suo debito.

Per di più, le agevolazioni nate nel periodo Covid hanno dato vita a una sorta di sistema viziato. Un sistema in cui il credito a medio-lungo termine ha preso il posto di quello a breve termine, dato che dalla garanzia si sono escluse interamente le operazioni pro-soluto e si sono aggiunte quelle pro-solvendo solo tardivamente (i due principali strumenti di credito a breve). Nella maggior parte dei casi quindi si è utilizzato il credito a lungo termine per finanziare il circolante.  È stato usato cioè per coprire le spese vive, come il costo dell’affitto e dei dipendenti, a causa della mancanza di liquidità generata dall’improvvisa sospensione delle attività durante i vari lockdown.  (ne abbiamo parlato qui).

Invoice trading: è il momento giusto per utilizzarlo

È necessario, quindi, intervenire ora soprattutto su questo squilibrio tra prestiti a breve e a lungo termine.

Ma è difficile credere che saranno le banche ad agevolare questo processo, anzi è probabile che esse non concedano nuove linee di anticipo fatture alle stesse aziende che hanno già finanziato con prestiti garantiti da SACE o FCG, poiché comporterebbe ulteriori rischi. E questo discorso vale specialmente per imprese che hanno bilanci poveri di margini e un debito elevato.

In questo contesto, l’invoice trading delle piattaforme fintech come Workinvoice si presenta come una soluzione ideale per le PMI in cerca di liquidità.

I vantaggi

Questo strumento infatti permette di incassare subito le proprie fatture, ottenendo immediata liquidità, portando inoltre a un ribilanciamento fra credito a lungo e a breve termine. In questo modo si va a creare un  ciclo operativo in cui i crediti stessi colmano il debito contratto in precedenza e le nuove fatture diventano la fonte stessa di nuova liquidità. Di conseguenza, tutto continua a funzionare a patto che vi sia un costante afflusso di nuove fatture che sostituiscono quelle vecchie e ripagano le rate dei finanziamenti. In poche parole: un meccanismo virtuoso di buona gestione finanziaria che permette di recuperare gradualmente l’equilibrio tra sconto fatture (breve) e mutui (per finanziare investimenti).

L’invoice trading, inoltre, comporta innumerevoli vantaggi per le aziende. Eccone alcuni:

  • Non implica ulteriori debiti per le aziende che ne fanno uso. Questo perché, come spiegato prima, le fatture emesse possono trasformarsi immediatamente in liquidità. Si estrae quindi quest’ultima direttamente dalla propria struttura e non arriva da una fonte esterna.
  •  È uno strumento rapido, semplice e completamente digitale. Generalmente, infatti per completare l’iter di creazione del proprio account, con le relative verifiche da parte della piattaforma, bastano pochi giorni. Poi, si ottiene liquidità nel giro di 48 ore da quando si inserisce la fattura nella piattaforma.
  • l’invoice trading di Workinvoice ha una natura flessibile. È lo stesso cliente che decide il numero di fatture che vuole cedere. Anche il processo di cessione avviene senza vincoli e solo quando se ne ha la necessità.

Se vuoi saperne di più e scoprire qual è la soluzione più adatta per la tua azienda, contatta un nostro consulente.

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