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8 Settembre 2023

Il Fintech è in crisi? No, gode di ottima salute ed un’ancora di salvezza per le Pmi italiane contro il credit crunch

Da tempo ormai, ciclicamente, si sente dire che il fintech è in crisi. Non si contano più gli allarmi lanciati ogni qualvolta, per esempio, una compagnia fintech di qualsiasi luogo del mondo chiude per fallimento oppure è costretta a licenziare. Se andiamo a leggere i numerosi rapporti che indagano sullo stato di salute del settore, però, emerge chiaramente che non solo il fintech non è assolutamente in crisi, ma anzi, complice la pandemia del 2020, nel triennio 2020-23 ha guadagnato uno sprint sempre maggiore. E quest’affermazione vale in particolar modo per il mercato italiano.

Dal 2020 il fintech italiano è più che triplicato in termini di investimenti

Secondo un recente rapporto – il VC Barometer 2022 – elaborato da Ernst Young e dedicato allo stato di salute del settore Venture Capital, infatti, l’ecosistema del fintech italiano godrebbe di ottima salute, segnando una costante crescita dal 2020 nonché accumulando oltre 1 miliardo di investimenti nel settore nel solo 2022, con un deciso balzo in avanti rispetto ai 900 milioni dell’anno precedente e dei 247 milioni del 2020 con un tasso di crescita più che doppio rispetto al 34% di media europea.

Il settore del fintech va, dunque, consolidandosi sempre più in Italia, trainato in particolare dal cluster dei servizi finanziari per le Pmi – come, ad esempio, il digital lending – l’Insurtech e i digital payments. Come mai il fintech sta avendo questa incredibile crescita in Italia? Le risposte sono diverse, ma quella più significativa riguarda il fatto di essere una delle più significative soluzioni al fenomeno del credit crunch che attanaglia le piccole medie imprese italiane.

Da cosa deriva il boom italiano? Dalla forte domanda di credito delle Pmi alternativa alle banche

Secondo una recente ricerca condotta dall’associazione ItaliaFintech, nel 2022 le piattaforme di Digital Lending hanno erogato oltre 4,5 miliardi di euro alle PMI e negli ultimi anni hanno segnato una crescita annua di comparto pari all’86,5%. Questa crescita è determinata principalmente al fatto che queste piattaforme rispondono a una pressante esigenza delle PMI italiane, che hanno necessità di accedere a canali di finanziamento alternativi al classico circuito bancario.

Tra i servizi finanziari più apprezzati dalle Pmi italiane c’è sicuramente l’invoice trading, un’alternativa al classico anticipo fatture o al factoring, erogato da soggetti non bancari come noi di Workinvoice. L’invoice trading di Workinvoice, in particolare, permette a qualsiasi impresa di vendere i propri crediti e di riscuotere l’importo correlato in pochissimi giorni operando tutte le richieste direttamente attraverso una piattaforma digitale sempre disponibile. Inoltre, a differenza del classico circuito bancario, l’anticipo fatture di Workinvoice non solo non richiede garanzie personali, quindi basta l’esistenza del credito commerciale comprovato da fattura per richiedere l’anticipo tramite invoice trading, ma non impatta nemmeno sul rischio creditizio dell’impresa che se ne avvale.

Invoice trading: la risposta flessibile e intelligente alle esigenze delle imprese

E dunque, se da un lato il fintech italiano nella sua globalità sta crescendo in maniera costante perché risponde a un fabbisogno ben preciso, dall’altro lato a trainare il successo del comparto sono i servizi finanziari dedicati alle Pmi, come l’invoice trading , perché sono in grado di rispondere a due differenti esigenze complementari: essere un canale di finanziamento alternativo alle banche e fornire questo servizio puntando sulla tecnologia, attraverso piattaforme digitali di facile utilizzo che permettono di richiedere finanziamenti o anticipi fatture in maniera estremamente semplificata, abbattendo tempi di attesa ma soprattutto tutte le classiche pratiche burocratiche tipiche di queste operazioni.

Se vuoi saperne di più sul nostro servizio di Invoice Trading, contatta un nostro consulente!

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