Riportiamo con piacere un estratto dell’articolo uscito su Wired lo scorso 10 ottobre a firma di Paolo Tacconi e dal titolo “Il coraggio di osare” in cui vengono citate anche alcuni pensieri espressi dal nostro CEO Matteo Tarroni.
“Poi ci sono le nuove parole d’ordine: open banking e open finance. Proviamo a spiegare come funzionano, con la metafora dei social media: il mio conto corrente vedrà il tuo come io vedo le foto delle tue vacanze e potremo spostare denaro senza frizioni. E, soprattutto, io potrò cambiare banca come cambio modello di smartphone (o contratto telefonico): un paio di giorni di aggiustamenti al volo e via. L’orizzonte non è più così lontano, con l’Unione europea e gli stati nazionali che ci lavorano assiduamente: si parla di 5-7 anni, ma le prime applicazioni già si vedono. In realtà, saranno le aziende a trarne i vantaggi maggiori: anziché aspettare il deposito dei bilanci e le misurazioni di efficienza aziendale, attività ancorate a un mondo pre-digitale, ci saranno per esempio connessioni in tempo reale tra i sistemi di contabilità e i servizi di banche e fintech, in modo che «invece di chiedere io imprenditore un prestito, saranno le banche a fare a gara a concedermelo al momento giusto», si lancia a immaginare Matteo Tarroni, uno dei più grandi conoscitori del mondo delle PMI e Ceo di Workinvoice.
Anche qui, questione di tempo e velocità: «Non saremo solo noi startup più o meno cresciute a riempire un mercato gigantesco come quello dei prestiti alle Pmi», continua Tarroni. «Lo faranno le istituzioni finanziarie, che hanno l’infrastruttura per distribuire a milioni di clienti. A noi il compito di dimostrare, prima di tutto facendo utili e senza bruciare fondi, che le nostre intuizioni non solo funzionano, ma reggono la prova del mercato”.