“Negli anni più duri della crisi ci siamo trovati senza liquidità, a causa del fallimento di due grossi clienti. Due fonderie del bresciano con cui lavoravamo da molti anni e che non avevamo percepito avere delle difficoltà. Le banche, dopo i fallimenti, ci hanno chiuso il fido e noi ci siamo trovati a non poter più anticipare le fatture.” A raccontare questa storia, unica eppure simile a tante altre, è Ornella Sciola, socia e amministratore della Som Stampi che a Lumezzane (Brescia) costruisce stampi per pressofusione, su disegno di clienti globali nei settori dell’automotive e dell’illuminazione di alta gamma. “A Lumezzane fino agli anni ’90 le fabbriche di costruzione stampi erano un centinaio, oggi sono molte meno,” continua Sciola. Che invece oggi può brindare alla sopravvivenza della sua azienda, dovuta anche alla sua capacità di innovare, in un settore che il senso comune cataloga come il più tradizionale possibile.
Som Stampi, in sostanza, realizza i gusci in acciaio bonificato (un processo termico per migliorarne le caratteristiche) o in ferro dentro cui verrà colato il materiale ferroso o plastico di cui è fatto il componente che la fonderia costruisce per il cliente finale. Un lavoro a metà strada tra industria e artigianato.
“La fabbrica è dotata di macchine a controllo numerico per quanto riguarda le matrici, ma la fase finale che è quella di lucidatura e test presuppone la presenza dell’uomo.”
Ornella insieme ai suoi fratelli rappresenta la seconda generazione di un’azienda che ha una storia tipicamente italiana. “Il gruppo è stato fondato da mio padre e da mio zio nel 1969. Papà faceva il fresatore per la OMS stampi, una delle più grosse ditte della nostra città. Un giorno ha deciso di mettersi in proprio e lo ha fatto: in quegli anni almeno altri 4 o 5 tra i suoi colleghi hanno fatto la stessa scelta, dando vita ad altrettante aziende di successo.”
Il processo industriale è lo stesso da 40 anni:
“Lavoriamo conto terzi, su progetto. Lo stampo viene progettato e costruito e infine testato: lo consegniamo alla fonderia che lo prova nuovamente, analizza la campionatura e se necessario lo rinvia a noi per eventuali limature di dettaglio. Alla fine, quando tutto è perfetto, mette il pezzo in produzione. Ogni pezzo è unico. Il cliente finale è tipicamente estero, le fonderie invece, sono tutte nel bresciano,”
racconta l’amministratore. Grazie alla complessa e solida rete della sua filiera, Som Stampi, che ha 10 dipendenti oltre ai 4 soci, chiuderà l’anno con un fatturato di 2,2 milioni. Ma questa solida rete non è bastata, tra il 2010 e il 2013, a garantire alla fabbrica di Lumezzane il supporto delle banche.
“Quando due dei nostri maggiori clienti sono falliti, non mi sono persa d’animo – racconta Sciola – le banche ci avevano chiuso i rubinetti e io mi sono messa alla ricerca di alternative. Così, in rete, mi sono imbattuta in Workinvoice: mi sono detta che si poteva provare e abbiamo iniziato. Noi sottoponiamo alla piattaforma una fattura e loro esaminano il nostro cliente, che è anche contento perché riceve in maniera regolare tutta la documentazione in cui è scritto a chi pagare la fattura che nel frattempo è stata anticipata.”
E questo ha prodotto vantaggi immediati e importanti per il business.
L’invoice trading è uno strumento pro-soluto che non riempie il castelletto in banca, e questo è un vantaggio soprattutto nel caso di fatture con scadenza lunga. Alla scadenza mi viene corrisposto il 10% che mancava, meno il costo pattuito. Si tratta di un processo lineare e trasparente: non c’è burocrazia ridondante, il rapporto con il consulente è diretto e semplice. Insomma, quando mi serve liquidità e ho una fattura da scontare Workinvoice è diventata la mia prima opzione.”
Anche perché, di fatto, l’invoice trading ha consentito a Som Stampi di uscire dal tunnel della crisi che per altre realtà simili è stato fatale.