Il 4 e il 5 ottobre arriva a Milano il Milan Fintech Summit, il maggior evento internazionale dedicato al futuro dell’innovazione nei servizi finanziari. Un appuntamento, destinato a diventare annuale, al cui centro ci saranno business networking, rafforzamento della cultura fintech e talent&investment attraction. Protagoniste assolute dell’iniziativa saranno quindi le realtà fintech, che avranno l’occasione di presentare le proprie idee, incontrando investitori, stakeholder e potenziali clienti. Ancora una volta Milano conferma il suo ruolo di capitale dell’innovazione e dell’economia, ospitando il 45% delle quasi 300 realtà fintech presenti in Italia.
Anche Workinvoice sarà presente come speaker accanto a tutti i più influenti esperti di settore nazionali e internazionali per tracciare l’evoluzione di un settore che in Italia, in soli cinque anni di vita, ha già compiuto più di una metamorfosi. E oggi è il principale abilitatore del cambiamento in chiave digitale della finanza tradizionale. Ma anche dell’embedded finance, ovvero della finanzia integrata, incorporata nell’offerta di terze parti, che consente l’ingresso nell’arena di gioco di corporate diverse da banche e istituzioni finanziarie, in particolare le big tech, che integrano tecnologia per offrire finanza ai clienti finali.
Il ruolo chiave della tecnologia
La tecnologia è al fulcro di questa evoluzione, che non a caso accelera nell’anno del Covid. Le misure di contenimento della pandemia hanno avuto come effetto collaterale positivo quello di accelerare la diffusione della digitalizzazione, adottata su larga scala da istituzioni, individui e aziende. È accaduto anche nella finanza, settore in cui le operazioni erano ancora in larga parte, pre pandemia, condotte allo sportello. Come sarà spiegato anche all’interno della tavola rotonda “Dall’open banking all’embedded finance”, se da un lato negli ultimi 18 mesi la pandemia ha spinto la diffusione del digital banking, dall’altro una regolamentazione più favorevole all’innovazione e maggiori investimenti hanno ulteriormente accelerato la trasformazione del settore bancario.
Oggi sono le stesse istituzioni a domandare tecnologie digitali da integrare nell’offerta ai loro clienti. E la domanda arriva sul tavolo delle fintech che hanno un patrimonio tecnologico difficilmente replicabile, una notevole mole di dati, nonché flessibilità, rapidità e originalità dei processi commerciali e operativi.
Il Covid ha avuto quindi l’effetto di spingere un trend già in atto, ma l’embedded finance è un’opportunità ampiamente studiata e valutata in 7,3 trilioni di dollari di valore potenziale nel 2030, secondo un’analisi presentata all’Open Banking World Congress dello scorso maggio.
Le ragioni dietro l’affermazione dell’embedded finance
Questa necessità non può essere più ignorata da nessuno. Innanzitutto, dalle banche che, secondo la stessa analisi, non sono più così indispensabili per i clienti: il Fico Bank Study 2020 misura che l’86% dei clienti bancari sia molto soddisfatto della propria banca, ma che solo l’1% ritenga il soggetto “banca” necessario per soddisfare le proprie esigenze finanziarie future. Il secondo problema è che i modelli di business sono datati e non più in grado di produrre utili: costi in crescita, margini risicati e competizione sempre più serrata.
Ma non è solo un’esigenza delle banche: all’interno nella sessione “Focus sull’Insurtech”, si discuterà ad esempio di come la tecnologia stia trasformando anche il settore assicurativo in Italia e nel mondo: innovazioni come sharing economy, open banking, cybersecurity, intelligenza artificiale stanno infatti trasformando anche i tradizionali modelli di business assicurativo.
Come si diceva, ci sono anche ragioni esogene a spingere in questa direzione in particolare nel nostro Paese: la PSD2, la direttiva europea sui pagamenti digitali, recepita in Italia ormai nel settembre 2019, che introduce di fatto l’open banking, un modello bancario aperto a operatori esterni al sistema che vanno ad occupare segmenti della “catena del valore” dei servizi finanziari, sia nella produzione che nella distribuzione. Le modalità in cui la legislazione, la regolamentazione e l’etica governeranno il futuro della finanza, come la tecnologia si adatterà al mutevole quadro normativo e come i regolatori risponderanno alla trasformazione dei pagamenti sono ancora ampiamente dibattute. Per approfondire questi temi, ci sarà una sessione dal titolo “Regolamentazione, etica e nuove tecnologie: dal GDPR alla Dora e oltre” che sarà proprio dedicata ad esplorare come la regolamentazione plasmerà il futuro della finanza.
Embedded finance: un’idea di applicazione nel mercato italiano
Ma in termini pratici come si realizza un progetto di embedded finance? I livelli a cui guardare sono tre, come spiegheremo all’interno del nostro workshop:
- La pervasività della tecnologia: Il meccanismo è replicabile anche dalle banche e si concretizza attraverso collaborazioni (sempre più frequenti) con le startup fintech. In questa categoria rientra la recente partnership tra Banca Sella e Workinvoice, che nasce per offrire alle pmi i servizi finanziari sviluppati dalla fintech per finanziarie il circolante, dopo averli integrati nel sistema della banca. Servizi come il factoring-as-a-service, che consiste nella possibilità di chiedere l’anticipo fatture in maniera flessibile, senza vincoli e plafond; o il reverse factoring che viene reso accessibile alle capofiliera di medie dimensioni (tra 50 e 300 milioni), tipicamente escluse dagli strumenti tradizionali. Servizi che permetteranno alle aziende di liberare liquidità dal ciclo incassi e pagamenti e di non doversi più occupare della gestione dei crediti commerciali, garantendo flessibilità e trasparenza. La tecnologia di Workinvoice è interamente basata sulle API (ovvero le interfacce di programmazione delle applicazioni) e permette un dialogo costante con la piattaforma di API messa a disposizione da Banca Sella (come di qualsiasi altra banca).
- Il business ibrido dove tradizione e innovazione si fondono: Il secondo livello a cui guardare per comprendere come l’embedded finance si attui a livello pratico è quello del modello di business. Il modello tipico entro cui si introducono i servizi della finanza tecnologica all’interno di altri business, non solo bancari, è per definizione un modello ibrido, costituito da tre poli. Il brand, che è appunto la banca o la big corp titolare della base clienti; gli sviluppatori di processi e tecnologie, ovvero il fintech; e i soggetti dotati di licenze per operare nel circuito dei pagamenti, non riservati al sistema bancario. Un caso esemplificativo di questa triangolazione è il servizio Cribis Cash lanciato a ottobre 2018, attraverso cui le imprese aderenti possono accedere ai dati relativi a incassi e pagamenti di 1,7 milioni di aziende per valutare la cedibilità di una fattura, prima di procedere all’incasso immediato con l’invoice trading digitale sul nostro marketplace. In questo caso, Crif è il brand, Workinvoice il provider tecnologico, mentre Lemon Way è l’istituto di pagamento vigilato che opera in sicurezza nel circuito dei pagamenti.
- Il marketplace: Il terzo livello è infine quello in cui si passa dalla teoria alla pratica e il modello di business inizia a funzionare. In che forma? Sostanzialmente in quella del marketplace: un mercato in cui due o più parti comprano e vendono qualcosa in un processo interamente digitale. Il primo marketplace creato da Workinvoice, nel 2015, riguarda i crediti commerciali: un mercato virtuale dove singole aziende possono cedere i propri crediti commerciali a controparti selezionate, che nel nostro caso sono investitori istituzionali internazionali specializzati nel settore. Un format che è replicabile e scalabile: lo stesso modello è stato usato per progettare un marketplace, il primo al mondo nel suo genere, per lo scambio dei crediti fiscali che si maturano con l’ecobonus 110% per l’efficientamento energetico degli immobili.
Le fintech offrono la tecnologia
Banche e corporate che vogliono offrire servizi finanziari flessibili, personalizzati e digitali avranno ogni interesse ad acquistare le tecnologie e i processi delle fintech, piuttosto che a crearli ex novo. Perché le fintech offrono tecnologie rodate e specializzate che non possono essere improvvisate ma richiederebbero, per essere sviluppate in house, uno sforzo ingente in termini di risorse economiche e capitale umano. Molto più vantaggioso è invece poter contare su un modello aperto e basato sul concetto “plug and play” che può essere integrato immediatamente nella struttura preesistente e costruito su misura e in white label per il brand che lo richiede. Per questo, le fintech capaci di offrire una soluzione chiavi in mano, dall’infrastruttura, ai processi, alle competenze, al risk management saranno nel prossimo futuro quelle vincenti.
In Italia il percorso dell’embedded finance è appena iniziato, ma nel resto del mondo gli esempi di nuovi modelli di business basati su questo concetto abbondano. Milan Fintech Summit porta nel nostro Pease alcune delle più importanti realtà internazionali del settore, accendendo i fari su questi temi e molto altro. Un’occasione unica che porta il dibattito nel cuore di Milano e contribuisce a diffondere la cultura del fintech e dell’innovazione nel nostro Paese.
Per saperne di più e per partecipare ad alcune delle sessioni in programma consulta il sito ufficiale dell’evento.