A cura di Matteo Tarroni, Founder di Workinvoice
Il “recinto” dove sperimentare contribuirà all’evoluzione del sistema, ma secondo Workinvoice è necessario affrontare alcuni punti critici in fase di definizione dei regolamenti
Milano, 16 luglio 2019 – Nasce in Italia la Regulatory Sandbox per il Fintech, che rende il nostro Paese un po’ più britannico. Parliamo di un ambiente libero ma limitato entro cui le imprese – start-up ma anche realtà più consolidate e già autorizzate a operare – potranno sperimentare, dunque arrivare alla definizione del proprio modello di business o alla creazione di prodotti e servizi innovativi in maniera più rapida e potenzialmente più efficiente. “Sandbox” è originariamente quel recinto in cui i bambini giocano con la sabbia e dove possono creare forme nuove e fantasiose a patto di non superare i bordi: ed è proprio in questa metafora il senso della norma che è stata inserita nel Decreto Crescita che dal 13 giugno è legge. Una novità sicuramente interessante ma che presenta alcuni punti critici.
La Sandbox italiana consiste in “una sperimentazione relativa alle attività di tecnofinanza (Fintech) volta al perseguimento, mediante nuove tecnologie quali l’intelligenza artificiale e i registri distribuiti, dell’innovazione di servizi e di prodotti nei settori finanziario, creditizio, assicurativo e dei mercati regolamentati”. Il Decreto definisce le modalità di massima stabilendo che la sperimentazione dovrà avere una durata non superiore a 18 mesi, avverte che dovranno essere stabiliti, attraverso i regolamenti attuativi, requisiti patrimoniali ridotti e adempimenti semplificati e proporzionati alle attività che si intende svolgere. Inoltre dovranno essere ridotti i tempi delle procedure autorizzative e definiti i perimetri di operatività.
L’istituzione della Sandbox prevede anche la creazione di un Comitato Fintech [1] che definisca le linee strategiche del Fintech italiano e le traduca in proposte di legge facilitando anche le relazioni tra operatori di settore e autorità. Il buon funzionamento di questo soggetto intermedio è cruciale per il successo della Sandbox: in questa relazione agevolata – in cui gli operatori potranno sottoporre idee e problematiche alle autorità e ottenere risposte certe e rapide – si proverà l’efficacia di un ecosistema che vuole spingere l’acceleratore sull’innovazione italiana. Ma qui si evidenzia la prima criticità: si tratta di un buon punto di partenza su base teorica, dovremo capire come queste buone intenzioni saranno traslate in pratica nei regolamenti attuativi, che dovranno essere emanati entro la fine dell’anno con il contributo di Banca d’Italia, Consob e Ivass.
Certamente, se ben indirizzata, la normativa potrà funzionare come un volano per la crescita del Fintech che in ogni caso, nel nostro Paese, pur se ancora in una fase embrionale di sviluppo, innova e sperimenta già sul campo. In particolare il settore dell’invoice trading, che è il più rilevante nel comparto del P2P lending domestico con circa un miliardo di erogato a marzo 2019 (dati P2P lending Italia) è una palestra importante: la stessa Workinvoice sta sviluppando formule innovative per rendere i crediti commerciali un’asset class investibile sempre più interessante per gli istituzionali.
Un ambiente favorevole alla sperimentazione senza dubbio aiuta e può aumentare l’attrattività dei prodotti e servizi italiani anche per gli investitori internazionali, perché attenua la pesante morsa della burocrazia italiana ma allo stesso tempo garantisce la certezza di un quadro normativo.
Tuttavia, non è detto che nell’ambito della Sandbox sia sempre possibile dare vita a prodotti più sicuri ed efficaci anche per i consumatori: perché si tratta di prodotti che vengono testati in un ambiente artificiale e dunque potrebbe succedere che, una volta autorizzati per aver provato la propria efficacia in un mondo privo turbolenze, mostrino invece di essere deboli nel mercato reale.
L’obiettivo della Sandbox è sicuramente lungimirante, resta da capire come si riusciranno a sciogliere queste piccole criticità. Staremo a vedere: al momento applaudiamo alle buone intenzioni.
[1] I membri permanenti del comitato saranno il ministro dell’Economia e delle Finanze, il ministro dello Sviluppo Economico, il ministro per gli Affari Europei, la Banca d’Italia, la Commissione Nazionale per le Società e la Borsa, l’Istituto per la Vigilanza sulle Assicurazioni, Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, Autorità Garante per la Protezione dei Dati Personali, l’Agenzia per l’Italia Digitale, e l’Agenzia delle Entrate.