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1 Maggio 2020

Occorre intervenire a sostegno del credito commerciale. Le proposte dell’associazione delle fintech italiane per il Governo e il Parlamento

Proposte post-covid dell'Associazione delle Fintech al Governo

La crisi di liquidità per le aziende è più grave in Italia perchè il credito commerciale pesa più che in altri Paesi a causa dei lunghi tempi di pagamento, occorre quindi trovare un modo semplice, veloce ed efficace per finanziare il circolante.
Abbiamo quindi proposto alle istituzioni di estendere le garanzie agli operatori che si occupano di capitale circolante: assicurazioni del credito, investitori sulle piattaforme di sconto fatture e factoring.

 

Misure a supporto del capitale circolante

Le misure di contenimento introdotte per arginare la diffusione del Covid-19 hanno avuto un grande impatto sul capitale circolante delle imprese, allungando i tempi di incasso dei crediti commerciali (rischio di liquidità) e mettendone a rischio l’effettiva riscossione (rischio di credito). In Italia, i crediti commerciali hanno una dimensione estremamente rilevante (secondo un recente Studio del Politecnico di Milano, ammontavano alla fine del 2018 a 483 miliardi di euro) e le soluzioni per rendere questi crediti immediatamente fruibili esistono già, dall’anticipo fatture bancario, al factoring, all’invoice trading, e le aziende italiane vi fanno già ricorso per il 31% dell’ammontare totale, ovvero 150 miliardi di euro (dati Politecnico di Milano).

 

Esplicitare che i fondi di credito e veicoli di cartolarizzazione possano accedere alle garanzie del Fondo Centrale di Garanzia o a SACE.

È auspicabile quindi che nell’ambito delle misure di sostegno vengano considerati anche interventi specifici a supporto del capitale circolante. In sintesi, estendendo le garanzie già previste anche agli altri strumenti di finanziamento del working capital, con particolare riferimento al factoring (pro solvendo e pro soluto) e alle cessioni di credito. Ad esempio, occorrerebbe rendere esplicito che fondi di credito e veicoli di cartolarizzazione possano accedere alle garanzie del Fondo Centrale di Garanzia o a Garanzia Italia di SACE.

 

Creazione di un fondo di garanzia per la cessione di crediti.

Ulteriori misure possono poi essere introdotte per incentivare l’utilizzo degli strumenti di finanziamento del circolante con particolare attenzione agli strumenti che rendendo liquidi in tempi rapidi i crediti commerciali delle aziende aumentano la liquidità disponibile senza appesantire le aziende con ulteriore debito. ItaliaFintech si associa in tal senso alla proposta espressa da Assifact che ha proposto la creazione di un fondo di garanzia per la cessione di crediti che, nell’ambito di un plafond specifico con appropriati meccanismi di funzionamento, consenta allo Stato di intervenire garantendo l’importo in conto capitale dei debiti commerciali delle imprese ceduti a banche e intermediari finanziari, riducendo tempi e costi e liberando così ulteriore capacità di credito per le imprese. Il meccanismo prevede anche la concessione alle imprese debitrici di una dilazione di pagamento dei propri debiti commerciali non inferiore a 6 mesi, estendendo così i benefici della garanzia sia al debitore che al cedente.

 

Garanzia pubblica a favore degli operatori che svolgono l’attività di assicurazione del credito commerciale.

Inoltre la monetizzazione dei crediti commerciali potrebbe essere ulteriormente incentivata estendendo la garanzia pubblica sull’assicurazione del credito all’attività di breve termine svolta dagli assicuratori del credito in Italia rappresentati da Euler Hermes, Coface, Atradius, SACE BT e Credendo. E’ evidente infatti che la situazione di profonda crisi che stiamo vivendo aumenta la probabilità di insolvenza delle imprese italiane ed estere, rendendo sia l’erogazione di prestiti che l’assicurazione dei crediti estremamente più rischiose per gli operatori privati. Per questa ragione sono state concesse garanzie pubbliche a sostegno del credito di emergenza e per lo stesso motivo riteniamo si dovrebbe incentivare in modo simile anche l’attività di assicurazione del credito a breve termine.

Una soluzione che all’estero è già stata messa in pratica con risultati positivi anche in seguito alla crisi finanziaria del 2008 ed oggi replicata con misure di controgaranzia pubblica delle assicurazioni del credito in Francia, Germania, Belgio e Paesi Bassi ottenendo la necessaria approvazione in sede EU.

 

Nullità delle clausole contrattuali che vietano la cessione del credito.

Ulteriori misure potrebbero essere introdotte per incentivare il finanziamento e la trasferibilità dei crediti commerciali, ad esempio, rendere nulle le clausole contrattuali che vietano la cessione del credito e proteggere gli intermediari finanziari dall’attivazione di procedure di revoca dei crediti ceduti: chi acquista questi attivi richiede che i relativi diritti gli vengano trasferiti per consentirgli di rivalersi sul debitore in caso di mancato pagamento. Tuttavia, alcune aziende o la maggioranza delle aziende di alcuni settori industriali impongono nei propri contratti di fornitura il divieto di cessione dei crediti commerciali ai propri fornitori. A livello di sistema questo determina un “collo di bottiglia” nell’efficiente allocazione delle risorse e, in ultima istanza, un incremento del costo di finanziamento per le aziende, in particolare per le PMI che hanno minore potere contrattuale nei confronti dei propri clienti. Una legge che renda nulle le clausole contrattuali che vietano la cessione del credito doterebbe le PMI di un asset molto più facilmente liquidabile, anche attraverso il factoring o le piattaforme di finanza complementare. Questa misura, oltre ad essere evidentemente a costo zero per il contribuente, non avrebbe alcun impatto sulla gestione finanziaria delle aziende debitrici ma potrebbe essere un’opportunità per una gestione digitalizzata e più efficiente del ciclo dei fornitori.

 

Rischio di revocatoria.

Per quanto attiene al rischio di revocatoria, sarebbe auspicabile proteggere i finanziatori e gli investitori dal rischio di revoca delle cessioni in caso di fallimento del cedente. Questa possibilità, già prevista per alcuni soggetti, andrebbe estesa a tutti gli intermediari coinvolti.

 

In conclusione, l’estensione delle garanzie dello Stato agli operatori e agli strumenti che finanziano il credito commerciale e l’introduzione di alcune significative modifiche alle normative vigenti convoglierebbero sulle PMI capitali di investitori istituzionali (assicurazioni, fondi pensione, fondi alternativi di investimento e altri) in quantità consistente. Queste misure contribuirebbero a mobilitare miliardi di euro da parte di investitori istituzionali italiani ed esteri che fornirebbero, insieme al credito bancario, liquidità addizionale indispensabile alle aziende in maniera estremamente rapida ed efficace.

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