Se hai un’impresa avrai sicuramente notato che è cambiato lo scenario e alle aziende, specialmente alle PMI, è chiesto di rivoluzionare i propri paradigmi, il modo di intendere e di fare business. Dal lavoro flessibile a maggiori misure di sicurezza, dalla crescita digitale a un nuovo tipo di welfare aziendale: vediamo insieme quali sono i trend che influenzeranno le imprese in futuro, tra urgenze e opportunità.
Maggiore sicurezza e tutele
Qualcuno è già rientrato in azienda (qualcuno non ha mai smesso di andarci), qualcun altro rientrerà a settembre, altri dovranno aspettare ancora qualche mese. Se il lavoro da remoto di questi mesi per tanti è stata una bella scoperta, per la maggior parte delle persone è stato anche molto faticoso. I dipendenti hanno voglia di ricominciare con la piena operatività, ma giustamente vogliono sentirsi sicuri, e le aziende si devono preparare adattando gli ambienti per garantire le distanze e le norme igieniche. Ma le aziende (specialmente le più grandi) possono anche pensare di estendere le coperture sanitarie e l’assicurazione per i propri dipendenti. Intesa Sanpaolo, per esempio, ha annunciato che la sua divisione assicurativa estenderà gratuitamente i servizi e le coperture sanitarie dei propri clienti per aiutarli nel caso debbano affrontare cure impreviste a causa dell’epidemia.
Lavoro flessibile
Al fine di garantire il rispetto delle norme, molte aziende hanno stabilito turni di lavoro per alternare giorni a casa o in ufficio, ed evitare così affollamenti. Questa modalità di lavoro è funzionale al momento di transizione che stiamo vivendo e porterà a una nuova normalità, in cui il lavoro – almeno quello d’ufficio – sarà flessibile. I dipendenti continueranno ad alternare giorni di lavoro da casa e giorni in azienda, ma secondo un accordo stretto con il datore (come prevede la legge italiana sullo smart working). Gli scorsi mesi sono stati una prova generale di ciò che verrà, perché se una cosa è chiara, è che non si potrà più fare a meno del lavoro agile.
Digital Transformation
Il lavoro da remoto, il lockdown, le rigide norme di sicurezza hanno accelerato la trasformazione digitale delle aziende. In termini di e-commerce, la pandemia ha accelerato un cambiamento nelle abitudini di acquisto. In Europa, il 13% dei consumatori ha dichiarato di aver preso in considerazione i rivenditori online per la prima volta ad aprile e, in Italia, le transazioni di e-commerce sono aumentate dell’81% a marzo. Chi non era ancora presente sul web è corso ai ripari, sviluppando siti Internet, attivando l’e-commerce – nel caso di attività commerciali – appoggiandosi in alcuni casi a marketplace già esistenti. L’offline non scomparirà, ma per sopravvivere e rimanere competitivi, alle aziende è richiesta una presenza multicanale.
In termini di tecnologia, sarà importante anche la diffusione di processi di automazione, che vedrà sempre di più la presenza di macchine e robot ad affiancare (e certe volte sostituire) gli esseri umani nello svolgimento di alcune mansioni, come l’assemblaggio di pezzi nel settore manifatturiero. È un processo iniziato molto prima del Covid, ma che adesso, a causa dell’obbligo di distanziamento sociale unito alla crisi economica, potrebbe vedere un’accelerazione. Infatti, alla fine del 2017, il McKinsey Global Institute aveva stimato che l’automazione coinvolgerà tra i 400 e gli 800 milioni di posti di lavoro entro il 2030. E secondo il National Bureau of Economic Research, nelle tre recessioni che si sono verificate negli ultimi 30 anni il ritmo dell’automazione è sempre aumentato: la recessione avviata dal Covid potrebbe avere gli stessi effetti e comporterà l’esigenza di trovare nuove risorse capaci di utilizzare le nuove tecnologie.
Una comunicazione diversa
Con la diffusione del lavoro da remoto e in futuro del lavoro flessibile, per cui i dipendenti si alterneranno tra casa e ufficio, l’e-mail come mezzo di comunicazione – interno ed esterno – verrà usata sempre meno, a favore di strumenti più veloci ed efficienti. E i dati lo dimostrano. Slack, una chat aziendale usata dalle grandi imprese, soprattutto dalle multinazionali che operano in diversi Paesi o da chi ha tutti i dipendenti che lavorano da remoto, ha impiegato quasi cinque anni (dal 2015 al 2020) a passare da 1 a 10 milioni di utenti. Ma nel giro di poche settimane, a marzo 2020, si sono iscritti 2,5 milioni di utenti nuovi e l’azienda ha confermato una crescita costante da allora. Lo stesso vale per Zoom, l’applicazione per videochiamate di gruppo, che durante il lockdown ha registrato un incremento dei download del 1.300% passando dai 171mila di metà febbraio 2020 ai 2,41 milioni di metà marzo. Chat, videoconferenze, condivisione di dati entreranno nella quotidianità delle aziende e si diffonderanno quindi sempre di più strumenti come Microsoft Teams, che integrano tutte questi dispositivi in un’unica piattaforma.
Welfare aziendale
Non sentirsi isolati è una delle maggiori sfide quando si lavora da remoto. In passato questo problema non è stato mai affrontato dalle aziende, probabilmente perché non abbastanza persone si erano trovate in questa condizione. Finora infatti, i piani di welfare (cioè tutte le iniziative e benefit volti a tutelare il benessere dei lavoratori) sono stati pensati dalle aziende per rispondere altri tipi di esigenze, come avere maggiore tempo per se stessi e per la propria famiglia, o benefit di tipo economico. Ma ora che tutti abbiamo provato a lavorare da casa, sentendoci distanti, a volte soli, e soffrendo la mancanza dell’interazione sociale, il tema diventa quanto mai pressante. Le aziende dovranno proporre modi innovativi per coinvolgere la loro forza lavoro diffusa, garantendo che nessun dipendente si senta distaccato dal resto del team. Il lavoro agile è un’opportunità per pensare a un welfare differente e smart.
Ripensare i modelli
Le aziende dovranno ripensare i propri modelli di business. Potrebbe essere necessario riconsiderare le catene di approvvigionamento o costruire o rafforzare piani di backup e sicurezza, e in generale sarà necessario ristabilire le priorità dell’azienda. E visto che i bisogni sono spesso i promotori più potenti dell’innovazione, la pandemia in questo senso può rivelarsi una grande occasione.
Il mondo sta cambiando e quelli che abbiamo elencato sono solo alcuni esempi di come le aziende cambieranno. L’importante, per chi fa impresa, è avere sempre presente l’obiettivo finale: ovvero comprendere i cambiamenti per cavalcarli, per trasformarli in opportunità, al fine di creare una nuova normalità, che sia migliore di quella precedente.