Da qualche mese, Tim, nei suoi negozi, non vende soltanto cellulari e contratti telefonici ma offre ai clienti anche finanziamenti e prodotti assicurativi, attraverso la società Timfin, nata da una collazione con la spagnola Santander Consumer Bank. Da giugno, per pagare il carburante ai distributori di benzina Q8, grazie all’accordo siglato con Fabrick, si può utilizzare un metodo alternativo alla monetà elettronica basato sulla ricarica del proprio portafoglio digitale, tramite addebito diretto su conto corrente.
Ci sono poi Dedagroup Business Solutions Findynamic, che a ottobre hanno presentato un sistema cosiddetto di “machine to machine payment”, che consente ai macchinari dell’industria manifatturiera di “dialogare” con le banche definendo, in anticipo e automaticamente, forme di finanziamento. Mentre da tempo ormai, sui siti di gruppi come Calzedonia o Decathlon, Scalapay dà la possibilità di acquistare a rate.
Sono solo alcuni esempi di finanza integrata, o “embedded finance” per usare uno di quei termini inglesi tanto amati nel settore, che testimoniano come si stiano moltiplicando i casi in cui servizi sempre più sofisticati e mirati, spesso resi disponibili dagli operatori Fintech (financial technology, ossia tecnologia applicata alla finanza), vadano ad integrarsi e a completare l’offerta di aziende in molti casi operanti nell’economia tradizionale.
“l’embedded finance – spiega Matteo Tarroni, co-fondatore e CEO di Workinvoice, società di servizi di factoring digitale a valore aggiunto per le impree – rappresenta un po’ il punto di incontro tra un operatore Fintech che fornisce tecnologia, processi e competenze, una società che mette a disposizione il suo marchio e i suoi clienti, e le istituzioni finanziarie, come banche e asset manager, che forniscono permessi o licenze”.
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