L’attività economica degli ultimi due anni è stata caratterizzata da difficoltà estreme della logistica, prezzi delle materie prime estremamente volatili e in molti casi saliti alle stelle, componenti e semilavorati introvabili. Anche la filiera del vino ha subito l’impatto di questi eventi. Alcuni numeri: il surplus dei soli costi energetici (+425 milioni di euro) e, di conseguenza, delle materie prime secche (oltre 1 miliardo in più per vetro, carta, cartone, tappi, alluminio) valgono da soli un aumento dell’83% rispetto ai budget di inizio 2022. A questi si aggiungono altre voci in incremento (vino sfuso, costi commerciali, forza lavoro) che portano a un aumento dei costi totali di quest’anno del 28% (dati Osservatorio Uiv –Vinitaly).
All’aumento dei costi e alla loro difficile prevedibilità si somma l’indeterminatezza dei ricavi, determinata in qualche caso da bolle speculative alimentate da improvvise accelerazioni della domanda. E’ il caso della Puglia, la seconda regione in Italia per produzione vinicola dopo il Veneto, dove nel 2021 è esplosa una vera e propria bolla speculativa che ha causato alla fine un aumento delle giacenze e di fatto un intoppo nei flussi commerciali ed in ultima istanza un gap di liquidità per le aziende che soprattutto quando si tratta di PMI sperimentano i noti problemi di accesso al credito.
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