“La PA ignora il saldo a 30 giorni e accumula 55 miliardi di debiti verso le imprese fornitrici e nel privato è Far West con la Gdo che impone 90 giorni ai fornitori. Una mina da 55,6 miliardi che incide più sui bassi importi che su quelli elevati. Non è il peso della bolletta energetica ma l’importo dei crediti che le imprese, in particolare le PMI, vantano nei confronti della Pubblica Amministrazione. E se il pubblico ritarda, non sempre va meglio nel privato: secondo l’ultimo Report sulla Supply Chain Finance del Politecnico di Milano, i crediti commerciali ammontavano a fine 2020 a 424 miliardi di euro, per riportarsi sul valore 2019 – circa 490 miliardi di euro – lo scorso anno.
Il rischio maggiore, poi, si annida nelle fatture con ritardi gravi, che rischiano di trasformarsi in crediti inesigibili (e quindi in carenze di liquidità potenzialmente fatali per i creditori). Infatti, secondo l’ultimo Studio pagamenti Cribis le fatture scadute da oltre 30 giorni nel primo trimestre 2021 erano arrivate a superare il 13% (contro il 10% di un anno prima).”
Una soluzione a tale annoso problema, come spiega il nostro CEO Matteo Tarroni, potrebbe risiedere nella possibilità di dichiarare illegittime le clausole che vietano la cessione dei crediti che sempre più spesso sono inserite a forza nei contratti di fornitura dai clienti “forti” che vogliono imporre le proprie condizioni ai fornitori, ignorando che questo gioco di potere può stravolgere il merito di credito di questi ultimi e deteriorare drasticamente la loro situazione di liquidità, la principale ragione di default delle aziende e un freno alla crescita.
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