L’ultimo rapporto dell’Osservatorio Supply Chain Finance del Politecnico di Milano parla chiaro: i
crediti commerciali in Italia ammontavano a fine 2020 a 424 miliardi di euro e nel 2021 sono risalti ai valori del 2019, sfiorando quota 490 miliardi. Una cifra enorme, che riflette un secondo indicatore dalle dimensioni monstre, vale a dire lo stock complessivo di prestiti alle imprese erogati dalle banche, che ammontava secondo le rilevazioni di Banca d’Italia a 660 miliardi di euro a tutto aprile 2022.
È evidentemente una dote di liquidità “congelata” che tanto farebbe comodo al sistema Italia
soprattutto in una situazione di prolungata incertezza (rincari energetici, catene di fornitura ancora
zoppicanti) e che invece ristagna spesso e volentieri nelle pieghe di fatture incassate in grave ritardo, senza escludere l’eventualità che le stesse si trasformino in crediti inesigibili.
Lo scenario descritto desta allarme e nasconde il fenomeno dannoso per l’economia reale delle filiere del “credito ombra”, alimentato da tutti quei fornitori (soprattutto PMI) che sono costretti a concedere credito ai propri clienti con pagamenti che vanno ben oltre i canonici 30-60 giorni, senza intercorrere in penali o sanzioni, facendo quindi da banca alle grandi imprese private.
Scopri di più attraverso l’intervento del nostro CEO, Matteo Tarroni, all’interno dell’articolo de Il Sole 24 Ore.